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Woody Guthrie e il mostro di polvere

Woody Guthrie ci racconta il Dust Bowl una delle pagine più buie dell’ecologia americana, quando la polvere ha oscurato il cielo.

Un uomo del popolo

Woody Guthrie ha raccontato la storia degli Stati Uniti. Ha cantato della Grande Depressione e dei problemi dei minatori; ci ricorda di come la gente comune viveva nelle piccole comunità devastate dalla mancanza di lavoro dovuta al Dust Bowl. È ricordato come una delle figure di spicco del folk americano. Senza di lui non avremmo avuto Bob Dylan, innanzitutto, ma anche Joan Baez e Pete Seeger.

Paladino dei diritti civili e delle lotte di classe, Woody ha scritto pagine indelebili della storia degli Stati Uniti. Nonostante le diverse difficoltà cui è andato incontro (tra cui il morbo di Huntington) ha continuato a fare musica fino alla sua morte, avvenuta nel 1967. La sua capacità di parlare chiaramente dei problemi della classe operaia e dei lavoratori “ai margini” lo hanno portato ad essere La Voce dei più deboli.

Una delle vicende che ci ha tramandato riguarda uno dei più gravi eventi ecologici che gli Stati Uniti hanno subito tra il 1931 e il 1939, il Dust Bowl.

Ecologia in crisi

Che gli Stati Uniti siano il Paese dei soldi è una grande verità. Per alcuni il “sogno americano” non ci ha messo molto ad avverarsi, rendendo le persone molto più ricche di quel che erano quando sono partite per cercare fortuna.

Il problema, però, è che per fare tanti soldi molto spesso ci si dimentica dell’etica. Anzi, la si calpesta più volte, perché il profitto è più importante. Così i proprietari terrieri hanno sfruttato il terreno della zona delle Grandi Pianure, quella che va dal Canada al Golfo del Messico: una bella ed enorme linea verticale proprio in mezzo agli USA, dove le praterie sono fertili e sembrano non finire più.

Le profonde arature, il mancato avvicendamento delle colture e lo sfruttamento fino all’osso dei terreni ha reso il suolo privo dell’erba necessaria all’idratazione. La siccità ha fatto il resto. E il resto è stato uno strato di polveri che, trasportata dai venti, ha oscurato il cielo fino a Chicago a circa 1600 km di distanza più a est. Il Paese era letteralmente in ginocchio, e si stava appena alzando dalla Grande Depressione.

Dusty Old Dust

Woody Guthrie ne ha parlato a modo suo nel brano Dusty Old Dust, una ballata che ci racconta per filo e per segno la grave preoccupazione degli agricoltori e delle persone delle piccole città devastate dalla polvere.

Addio, è stato bello conoscerti”. Questo l’incipit del ritornello. Il sentimento di frustrazione per non poter fare nulla e aspettare solo la morte era dominante, mentre la gente si accalcava in chiesa chiedendo perdono per i propri peccati e sperando di poter salire in cielo senza passare dall’inferno che avevano contribuito a creare in Terra.

Una tempesta di polvere arrivò/arrivò come un tuono/Ci coprì di polvere […]/Bloccò il traffico e oscurò il sole”.

Non immaginatevi una breve tempesta di sabbia, come quelle che si vedono di tanto in tanto nei documentari dedicati alle zone desertiche. Otto lunghissimi anni di devastazioni e di problemi. Il picco ci fu nel 1935 “In the month called April”, come ci racconta Woody, chiamato “la domenica nera”. Quel giorno la polvere trasformò il giorno in notte e la gente non riusciva a vedere a due metri di distanza. A Chicago caddero quasi 2Kg di detriti per ogni persona. Fu un vero incubo.

Ma ancora Guthrie ci aiuta a comprendere bene quale fosse il sentimento comune delle persone che vivevano quella disgrazia

Sweethearts sat in the dark and sparked/They hugged and kissed in that dusty old dark/They sighed and cried, hugged and kissed/Instead of marriage, they talked like this/Honey, so long, been good to know yuh”.

Le coppie sedevano nell’oscurità, abbracciandosi per scaldarsi. E al posto di parlare di matrimonio si salutavano per forse l’ultima volta.

Dust Bowl Ballads

Dust Bowl Ballads” è un album iconico e di grande rilevanza nella carriera di Woody Guthrie. Pubblicato nel 1940, è considerato uno dei primi concept album della storia della musica e uno dei più importanti nell’ambito della musica folk americana.

Guthrie era originario dell’Oklahoma, una delle zone più colpite dalla crisi economica e ambientale di quegli anni e l’album si ispira alle sue esperienze la Grande Depressione e alla tempesta di polvere che colpì le regioni agricole degli Stati Uniti negli anni ’30.

Dust Bowl Ballads” contiene dodici canzoni (originariamente registrate su 78 giri) che spaziano dal racconto di disperazione e povertà alla denuncia delle condizioni di lavoro, all’espressione di speranza e resilienza della gente comune. Le canzoni includono “Dust Bowl Blues”, “Blowin’ Down This Road (I Ain’t Going to Be Treated This Way)”, “Tom Joad” e “Dust Can’t Kill Me”.

Dust Bowl Ballads” ha contribuito a consolidare la reputazione di Woody come uno dei più grandi cantautori della sua generazione, e l’album ha anche avuto un impatto significativo sulla successiva generazione di musicisti folk, tra cui Bob Dylan, che ha citato Guthrie come una delle sue maggiori ispirazioni.

Oltre al suo valore musicale, “Dust Bowl Ballads” è considerato un documento storico, poiché testimonia le condizioni socio-economiche e ambientali dell’epoca. Le canzoni di Guthrie offrono una prospettiva intima e autentica sulla vita durante la Grande Depressione e il Dust Bowl, e rimangono ancora oggi un importante simbolo di resistenza e lotta per i diritti umani.

— Onda Musicale

Tags: Bob Dylan
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