Miles Davis ha stupito tutti, sempre. Bitches Brew è il disco che ha saputo stupire anche chi il jazz non lo ascolta. 7 cose che non sapevi su questo disco.
Non solo rock
Registrato nel 1969 e pubblicato nel 1970, Bitches Brew è tra i dischi più importanti dell’intero panorama musicale, dal 1900 ad oggi. Il jazz ha indubbiamente sempre preso una strada che, partendo dal blues, si è spostata verso un centro sonoro completamente diverso da quello della popular music, e, per quanto siano milioni gli ascoltatori del genere, non tutti riescono a farselo piacere.
Ma Miles Davis è diverso.
Già con Kind Of Blue è riuscito a dare un bello schiaffo alla musica jazz degli anni ’50, a partire dallo stesso concetto di rock. Prima c’era il rock ‘n’ roll, quello di Carl Perkins, Chuck Berry e ovviamente di Elvis, ma poi le cose iniziano a diventare diverse, e Kind Of Blue ci ha messo più di uno zampino.
Sarà stata la musica modale? Sarà stata l’eliminazione dell’idea dell’alternanza strofa/ritornello (che nel rock e nella popular music è fondamentale)? Non saprei, ma da lì in avanti un po’ tutti – chi prima, chi dopo – ha preso a piene mani dalle idee di Davis. Gli stessi Beatles non hanno mai nascosto il loro coinvolgimento emotivo nell’ascolto del disco, e forse, in qualche modo, lo si può ascoltare nei dischi posteriori alla metà dei ’60.
Ma perché Bitches Brew è così importante per il rock?
La crew
Tra i musicisti che hanno registrato questa pietra miliare ci sono Chick Corea, Wayne Shorter e soprattutto John McLaughlin e Joe Zawinul. Il primo è, tra le altre cose: l’insegnante di chitarra di Jimy Page; il pioniere della fusion; fondatore della Mahavishnu Orchestra, impegnata nella sperimentazione rock-jazz. Il secondo è il fondatore dei Weather Report, quelli di Jaco Pastorius, per chi non lo sapesse.
Le registrazioni
Miles Davis è un musicista molto esigente. Lenny White, il batterista, racconta che venne dato loro un canovaccio di accordi sul quale i musicisti, ascoltandosi tra loro attraverso le cuffie, dovevano improvvisare con sound jazz-rock-funk. Le registrazioni, tutte rigorosamente dal vivo (salvo qualche modifica fatta in post produzione) iniziavano alle 10 del mattino e finivano all’1 di notte. Sempre.
La sezione ritmica
Per registrare Bitches Brew, Miles Davis si è avvalso di due bassisti e due o tre batteristi che suonavano contemporaneamente, per creare pattern ritmici originali e mai ascoltati prima.
I riferimenti
Il nome della canzone “Miles Runs The Voodoo Down” è un riferimento a “Voodoo Chile” di Jimi Hendrix. È l’unica canzone per la quale i batteristi hanno dovuto lottare più a lungo durante le sessioni di registrazione di Bitches Brew. A dire il vero, non ottenendo il groove che voleva, Miles Davis finalmente diede retta a Don Alias e utilizzò le parti di Lenny White e Jack DeJohnette.
L’ispirazione
Miles Davis ha dato vita a Bitches Brew seguendo il proprio percorso musicale che, secondo la sua volontà, non gli permetteva di tornare indietro. Album ipnotico e provocatorio sotto molti aspetti, Bitches Brew si ispira alle tradizioni della musica africana e al rock psichedelico di fine anni ’60, incarnando un sogno musicale liberatorio.
L’eredità
Thom Yorke disse, a proposito di Bitches Brew:
La musica in quell’album costruisce qualcosa solo per vederla cadere a pezzi subito dopo, ed era bellissimo. Era esattamente al centro di quello che facevamo noi”.
Si riferisce al periodo di OK Computer, altra pietra miliare del rock.
Il motivo
Quest’ultimo paragrafo è il più bello di tutti. Perché sì, Miles Davis era un musicista stratosferico e ha cambiato il corso della musica più di una volta, ma era anche un essere umano. Le parole sono sue:
…più o meno in quel periodo, cominciai a capire che i musicisti rock non sapevano niente della musica. Non la studiavano, non potevano studiare stili differenti, e di leggerla non se ne parlava nemmeno. Ma erano popolari e vendevano un mucchio di dischi perché davano al pubblico un certo sound e quello che voleva ascoltare. Così cominciai a pensare che se loro potevano raggiungere tutta questa gente e vendere tutti quei dischi senza nemmeno sapere che cosa stessero facendo, bene, potevo farlo anch’io e perdipiù meglio.“
Direi che dopo questo non ho più nulla da aggiungere.