Gli Stormy Six sono stati uno dei gruppi più affascinanti e poliedrici della scena musicale italiana, con una storia che attraversa diverse fasi stilistiche e politiche, dalla loro nascita negli anni ’60 fino allo scioglimento nei primi anni ’80, con qualche reunion successiva.
Gli Stormy Six nascono a Milano nel 1965, in pieno fermento della scena beat italiana, un periodo in cui la musica giovanile era influenzata dai suoni britannici e americani. Il gruppo viene fondato da Giovanni Fabbri (che presto passerà il testimone al fratello Franco Fabbri, figura centrale della band per tutta la sua esistenza) insieme a Alberto e Giorgio Santagostino, Maurizio Cesana, Mario Geronazzo e Maurizio Masla. Inizialmente, si muovono nell’ambito del beat, un genere leggero e ballabile, e si esibiscono in locali come il Piper e il Voom Voom, vincendo anche il primo Festival studentesco di Milano al Palalido.
Nel 1966 la formazione subisce i primi cambiamenti
Entrano Franco Fabbri (chitarra e voce), Antonio Zanuso (batteria) e, poco dopo, Luca Piscicelli (chitarra e voce), mentre altri membri fondatori si Ellontanano. Il gruppo pubblica i primi 45 giri per l’etichetta Bluebell, tra cui “Oggi piango” (1966), un brano scritto da Mogol e altri autori, che li proietta nel circuito discografico. Questo successo iniziale li porta a suonare come gruppo spalla nella prima tournée italiana dei Rolling Stones nel 1967, un’esperienza che segna il loro ingresso nel panorama rock nazionale.
Il loro primo album, Le idee di oggi per la musica di domani (1969), esce per l’etichetta First (poi ristampato da Ariston) e riflette ancora il clima beat, ma con influenze psichedeliche, soprattutto grazie al bassista Claudio Rocchi, che porta un tocco più sperimentale (come nella strumentale “Schalplattengesellschaft mbh“). Tuttavia, Rocchi lascia presto il gruppo per intraprendere una carriera solista, sostituito da Massimo Villa, mentre il tastierista Fausto Martinetti abbandona durante le registrazioni, riducendo la band a un quartetto.
La svolta politica e il folk di protesta (1970-1974)
All’inizio degli anni ’70, gli Stormy Six iniziano a spostarsi verso un’identità più definita, intrecciando la musica con l’impegno politico, in un’Italia segnata da tensioni sociali e movimenti studenteschi. Nel 1971 partecipano al Festival del proletariato giovanile di Re Nudo a Ballabio e al primo Festival di musica d’avanguardia e nuove tendenze, presentando “La manifestazione“, la loro prima canzone esplicitamente politica, registrata con l’aiuto di Eugenio Finardi e Alberto Camerini. Questo segna l’inizio della loro associazione alla scena della sinistra militante.
Nel 1972 esce L’unità, un concept album che rilegge in chiave critico-storica l’unificazione italiana. Con Franco Fabbri, Luca Piscicelli, Antonio Zanuso e Massimo Villa, l’album ottiene un ottimo riscontro dalla critica – viene considerato una delle migliori uscite italiane dell’anno insieme a Storia di un minuto della PFM – ma viene censurato dalla RAI, che ne vieta la trasmissione. Parallelamente, il gruppo si avvicina al Movimento Studentesco milanese, partecipando alla campagna elettorale del PCI con un repertorio di canzoni di lotta, e qui avviene l’incontro con Umberto Fiori (voce), Carlo De Martini (violino e fiati) e Tommaso Leddi (multi-strumentista), futuri membri chiave.
Il terzo album, Guarda giù dalla pianura (1973), consolida questa fase folk-protestataria, con influenze di Woody Guthrie e testi militanti. Tuttavia, la band sente il bisogno di evolversi oltre la semplice canzone politica.

Il rock progressivo e Un biglietto del tram (1975)
Nel 1974 gli Stormy Six partecipano alla fondazione della cooperativa L’Orchestra, un progetto milanese che riunisce musicisti di vari generi (folk, jazz, avant-garde) per promuovere musica non commerciale. Con soci come il Gruppo Folk Internazionale di Moni Ovadia, gli Yu Kung e jazzisti come Gaetano Liguori, L’Orchestra diventa anche un’etichetta indipendente. La prima uscita è Un biglietto del tram (1975), un album fondamentale nella loro discografia.
Questo disco, un concept sulla Resistenza e gli ultimi anni della Seconda Guerra Mondiale in Italia, mescola folk e rock progressivo con testi potenti. Brani come “Stalingrado” e “Dante di Nanni” (dedicato a un giovane partigiano) diventano inni della sinistra, pur mantenendo una complessità musicale che li distingue dalla canzone politica tradizionale. L’album è un successo di critica e rafforza la reputazione della band in Italia.
L’approdo al Rock in Opposition (1976-1980)
A partire dalla metà degli anni ’70 gli Stormy Six iniziano a collaborare con artisti internazionali, come gli Henry Cow, che aderiscono a L’Orchestra nel 1975. Questo rapporto li porta a entrare nel movimento Rock in Opposition (RIO), fondato nel 1978 da Chris Cutler degli Henry Cow per opporsi alla commercializzazione della musica. Gli Stormy Six partecipano al primo festival RIO a Londra nel 1978 e organizzano il secondo a Milano nel 1979, consolidandosi come uno dei cinque membri originari del movimento insieme a Henry Cow, Samla Mammas Manna, Univers Zero ed Etron Fou Leloublan.
Musicalmente, questa fase segna una svolta verso il progressive e l’avanguardia
Cliché (1976), realizzato con il trombettista Guido Mazzon e il batterista Toni Rusconi, è un album strumentale nato come colonna sonora teatrale, apprezzato dalla critica jazz ma meno dal pubblico militante. Nel 1977, L’apprendista rappresenta un capolavoro di prog italiano, con ritmi complessi e influenze che richiamano i Gentle Giant, pur mantenendo una radice politica. Nello stesso anno, compongono le musiche per Pinocchio Bazaar, un musical di Gabriele Salvatores con il Teatro dell’Elfo.
Il culmine di questa fase è Macchina maccheronica (1980), che vince il premio della critica tedesca e incarna lo spirito RIO con una fusione di stili (folk, jazz, rock, avanguardia). Georgie Born degli Henry Cow partecipa come ospite, e il disco riceve consensi internazionali, pur restando poco compreso in Italia, dove la band è ancora vista come “quelli di Stalingrado“.
Gli ultimi anni e lo scioglimento (1981-1983)
L’ultimo album in studio, Al volo (1982), mostra influenze elettropop anni ’80 integrate nel loro stile unico. Registrato come quintetto (Fabbri, Fiori, Leddi, Pino Martini al basso e Salvatore Garau alla batteria), segna un tentativo di rinnovamento, ma la band si scioglie nel 1983, stanca del mancato riconoscimento in patria e della difficoltà di conciliare sperimentazione e passato politico.
Nel 1984, Fabbri, Fiori e Martini collaborano con i Cassiber tedeschi (inclusi Cutler e Heiner Goebbels) sotto il nome Cassix, registrando brani per Recommended Records, ma è un progetto estemporaneo.
Reunion
Gli Stormy Six si riuniscono nel 1993 per un concerto al Teatro Orfeo di Milano, documentato nell’album live Un concerto (1995). Da allora, partecipano sporadicamente a eventi musicali senza tornare in studio. Franco Fabbri, figura cardine, si dedica alla musicologia e alla scrittura, mentre gli altri membri seguono percorsi diversi.
Gli Stormy Six hanno lasciato un’eredità unica: partiti dal beat, hanno attraversato il folk di protesta, il rock progressivo e l’avanguardia, sempre con un forte impegno politico e una costante ricerca creativa. La loro storia riflette un’Italia in trasformazione, tra lotte sociali e sperimentazione artistica, rendendoli una band leggendaria, anche se spesso sottovalutata nel loro paese.