È il 2002 ed il session man americano Brian Ray si unisce alla band di Paul McCartney dopo aver lavorato con numerosi altri artisti, tra i quali la mitica Etta James.
Ray, che suona sia la chitarra che il basso, ha dichiarato in merito “sono passati 15 anni in un batter d'occhio. Sono dei ricordi che rimarranno tali per altri 20 anni sapete?”
Il turnista ha poi dichiarato che il momento attuale è particolarmente propizio per l'ispirazione tanto che “è ispirante per noi proprio grazie a lui” riferendosi al celeberrimo ex Beatles.
Ma non è certo una passeggiata o, comunque, un lavoro facile! Ogni concerto dura circa tre ore e per la scaletta bisogna attingere a centinaia di canzoni che non erano state composte per riproporle dal vivo.
“È una grande responsabilità. Ricordo che durante la prima parte della nostra vita in tour ero così impegnato a fare tutto bene che non ho nemmeno alzato lo sguardo per sei mesi. Voglio dire, potevo vedere McCartney con la coda dell'occhio, ma continuavo a ripetermi 'non lo farò, non guarderò. Sono qui per fare il mio lavoro'”.
“Ricordo la mia preparazione a casa. Avevo una chitarra acustica, una 12 corde acustica, una chitarra elettrica ed un basso tutti davanti a me, un'asta per il microfono ed una pila di CD” prosegue Ray sapendo bene che McCartney potrebbe chiedergli di suonare chissà quale strumento in chissà quale delle tantissime canzoni che usa per i concerti.
Brian Ray ha infatti affermato che ha affrontato la preparazione in questo modo “sperando che avrei potuto coverizzare qualunque cosa avrebbe voluto”.
“Paul non alza mai gli occhi al cielo quando suoniamo 'Hey Jude' ancora. Non ha mai fatto un commento oppure una faccia annoiata. Noi, quindi, ci sentiamo ispirati ed eccitati a nostra volta”ha concluso il session man.
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