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Pink Floyd e David Gilmour ritirano la loro musica dalle piattaforme digitali russe e bielorusse

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Pink Floyd statement

David Gilmour e Nick Mason si allineano alle sanzioni contro la Russia e la Bielorussia lanciando un segnale.

“In sintonia con il mondo nel condannare fermamente l’invasione russa dell’Ucraina, le opere dei Pink Floyd, dal 1987 in poi, e tutte le registrazioni da solista di David Gilmour da oggi sono state rimosse da tutti i fornitori di musica digitale in Russia e Bielorussia.”

Questo l’annuncio apparso sui social media ufficiali dei Pink Floyd.

David Gilmour sulla guerra

La dichiarazione segue quella di David Gilmour del 1 marzo scorso – “Soldati russi, smettete di uccidere i vostri fratelli. In questa guerra non ci saranno vincitori. Mia nuora è ucraina e le mie nipoti vogliono visitare il loro meraviglioso paese. Fermatevi prima di distruggere tutto. Putin se ne deve andare.”

Nick Mason sulla guerra

Il 3 marzo anche Nick Mason si espresse affidando questa dichiarazione ai suoi canali social: “A causa degli eventi in corso in Ucraina, cancelliamo i nostri spettacoli in Russia che avrebbero dovuto svolgersi quest’estate. I nostri pensieri e il nostro supporto sono con le persone in Ucraina”.

Roger Waters sulla guerra

Dopo un iniziale silenzio, il 6 marzo con un articolo pubblicato sulla testata online Brave New Europe e il 9 marzo con un intervento sui suoi canali digitali anche Roger Waters è pesantemente intervenuto sulla stringente attualità della guerra in Ucraina.

Una dichiarazione con una specificazione

Nella dichiarazione degli odierni Pink Floyd c’è un’importante specificazione: viene ritirata da Russia e Bielorussia la musica prodotta dal 1987 in poi. Non, invece, tutta la produzione da “The Final Cut” a ritroso fino al primo album “The Piper at the Gates of Dawn”. Perché?

La motivazione è molto probabilmente legata alla gestione del catalogo, che per la produzione dal 1987 in poi fa capo alla “Pink Floyd (1987) Limited”, costituita il 25 febbraio 1987; invece la gestione di tutta la produzione precedente a quell’anno vede il coinvolgimento della “Roger Waters Music Overseas Limited”. Dunque, qualsiasi scelta – compreso il ritiro dalle piattaforme digitali russe e bielorusse – dev’essere negoziato tra le due società. Ovvero, tra Gilmour/Mason da una parte e Waters dall’altra.

Probabilmente Paul Loasby, il potente manager della “Pink Floyd (1987) Limited”, sulla questione non ha voluto negoziare con la “Roger Waters Music Overseas Limited”. Oppure Roger Waters ha detto di no all’iniziativa.

Quale obiettivo?

È nebuloso anche l’obiettivo che Gilmour/Mason intendono perseguire. Sicuramente è un piccolo/GRANDE segnale che l’arte e degli artisti intendono lanciare contro la guerra; tuttavia, sottrarre musica alla gente russa e bielorussa serve a spuntare le armi di Putin e della ristretta cerchia che ha voluto la guerra? O piuttosto punisce persone e popoli che in larga parte non vogliono la guerra ma ne sono vittime anche loro per le conseguenze economiche e le restrizioni di libertà individuali che cominciano a subire?

L’unico effetto concreto che sicuramente comporta la scelta dei Pink Floyd è quello di non incassare soldi russi e bielorussi da streaming e download, quale forma di allineamento alle sanzioni economiche in atto.

L’arte e la guerra

L’arte e la musica, in quanto frutto dell’animo umano, non conoscono confini; inoltre, se non cambiano il mondo, sicuramente contribuiscono a renderlo migliore. Considerazioni semplici, rispetto alle quali è però, triste constatare che anche l’arte e la musica siano state coinvolte nella orribile guerra in corso.

Convegni sulla letteratura russa annullati, esibizioni di artisti russi annullate, musica dei Pink Floyd sottratta alla gente: pessimi segnali sul tempo presente. E pesanti ipoteche sul futuro.

“The Final Cut” bandito dall’Unione Sovietica

Sicuramente non è stata concepita con tale obiettivo, ma la scelta dei Pink Floyd è una sorta di vendetta rispetto al bando che fu dichiarato nei loro confronti negli anni Ottanta del secolo scorso.

Allora, sotto il regime comunista dell’Unione Sovietica, il Komsomol ucraino stilò una lista di musicisti da bandire. Tra questi, i Pink Floyd di “The Final Cut” (1983) accusati di “distorsione della politica estera sovietica (l’aggressione sovietica in Afghanistan)”. Bè, si pensi ai testi di “The Fletcher Memorial Home” (“Mr. Brezhnev and party”) e di “Get Your Filthy Hands Off My Desert” (“Brezhnev took the Afghanistan”)

— Onda Musicale

Tags: Pink Floyd/David Gilmour/Nick Mason
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