Musica

I Maneskin come gli Who (?), distruggono i loro strumenti musicali sul palco

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I Maneskin distruggono i loro (costosi) strumenti musicali al termine del loro tour americano a Las Vegas. E’ polemica sui social.

I Maneskin hanno concluso il tour americano a Las Vegas

Durante l’ultimo concerto del loto tour americano, i Maneskin hanno compiuto un gesto che sta facendo discutere gli utenti dei social: hanno distrutto i loro strumenti musicali sul palco. Il tutto è testimoniato da molti video e fotografie postati (anche dalla band stessa) sui social network..

Il post dei Maneskin

“Questo non era affatto previsto e forse abbiamo un po’ esagerato, ma ci è piaciuto!”

Il commento dei Maneskin su Instagram:

Caos e distruzione a Las Vegas a parte, il nostro viaggio nordamericano è appena finito e già ci manca tutto. Non potremmo essere più felici del tempo trascorso con voi e dell’amore che ci avete dimostrato! L’energia che avete portato a ogni singolo concerto ha reso questo tour semplicemente memorabile. Contando i giorni fino al nostro ritorno. Vi amiamo, grazie.”

Un gesto fuori dal tempo (in ritardo di qualche decennio)

La “moda” (se così si può chiamare) che venne battezzata in U.S.A. con due parole, Istrument Distruction, e che fu in grado di influenzare intere generazioni del mondo delle rockstar internazionali di ogni tempo, non l’abbiamo mai compresa. Alludiamo a quella singolare consuetudine di sfasciare le chitarre, oppure altri strumenti musicali, alla fine dei concerti dal vivo. Ma perché?

Dicono alcuni, si trattasse in realtà di un gesto di protesta messo in atto dagli stessi artisti, i quali, in parte ispiratisi al movimento Pop Art (fine anni ’50 – primi anni ’60), sentivano la necessità di contestare, a modo loro, l’influenza molto negativa, che esercitava il crescere del consumismo all’interno della società, una società che a parere loro in questo modo si stava lentamente ammalando. Si denunciava, in poche parole, un  sistema che funzionava male, un insieme di persone alla continua ricerca di denaro, un nuovo mondo dove i soldi valevano di più della cultura, delle grandi capacità artistiche, e di tutti gli altri valori.

Dal canto nostro, ci sentiamo di dire, che forse, i primi esempi di spendaccioni arricchiti erano proprio loro (gli artisti famosi), quelli che non perdevano mai l’occasione di sfoggiare intere collezioni di costosissime auto, enormi ville con piscina, frequentazioni in locali esclusivi e quant’altro potesse dimostrare il fatto che loro avevano guadagnato tanto ed soprattutto in fretta.

Da un altro punto di vista, abbiamo sempre pensato che lo sfasciare uno strumento musicale, implicasse anche la possibilità di avere le risorse economiche per poi acquistarne un altro. In più l’abbiamo sempre visto come un modo di offendere indirettamente chi non aveva le possibilità di acquistarne uno. Altre persone pensano che servisse semplicemente per fare un po’ di scena, per concludere in bellezza uno spettacolo, per non lasciare quel vuoto improvviso che viene a crearsi alla fine di un concerto. Altri ancora, sono convinti si trattasse di un rituale che simboleggiava la fine della grande storia d’amore tra il musicista e lo strumento musicale, inscenata per far si che il pubblico si sentisse più importante  perché aveva avuto il privilegio di ascoltare note uniche ed irripetibili.

Uno dei primi fu Pete Townshend

Pete Townshend, leader e chitarrista degli Who, che, come ben noto, di distruzione di strumenti musicali se ne intende, affermava, nelle interviste, che era molto interessato ai suoni che producevano chitarre ed amplificatori nel momento del loro violento impatto. Alcuni sono convinti che sia stato proprio lui ad inventare questa “moda” , attorno agli anni ’60. Pete Townshend sul palco era bravissimo, non solo come chitarrista ma anche come attore. Sono infatti Indimenticabili le sue “uscite teatrali”, quando saltava, quando roteava il braccio nel suo famoso “mulinello” (windmill in inglese), ed appunto, quando sfasciava le sue chitarre sugli amplificatori.

Ma chi fu realmente il primo?

Il primo distruttore di strumenti musicali per altri, invece, potrebbe essere il celebre cantante e pianista Jerry Lee Lewis (uno dei padri del Rock ’n’ Roll), scomparso recentemente (leggi l’articolo). Il musicista statunitense divenne così famoso non solo per la sua bravura ma anche per la teatralità delle sue esibizioni dal vivo, tanto da guadagnarsi il soprannome di “The Killer”, sia per i modi rudi adottati durante i suoi concerti, che per il suo stile di vita non certo esemplare.

La polemica sui social
  • “I Maneskin che spaccano tutto a un concerto. Mamma mia che disagio. Regalateli a chi non può comprarseli e ha davvero voglia di suonare, piuttosto che spaccarli.”
  • “Li stimo, li ammiro, andrò al loro concerto, ma il gesto dei Maneskin di spaccare gli strumenti a fine concerto a Las Vegas decisamente too much e non necessario.”
  • “Gesti che sono profondamente fuori tempo.”
  • “È uno schiaffo in faccia a chi non può permettersi uno strumento e soprattutto irrispettoso nei confronti di chi ha realizzato lo strumento.”
  • “Si vede che si sono dimenticati di quando suonavano per strada e non potevano permettersi strumenti di un certo livello.”
  • “Cosa avete voluto dimostrare? Lo facevano i grandi del rock, ok, ma non va imitato proprio tutto, soprattutto i comportamenti riprovevoli. È stato un gesto stupido e profondamente irrispettoso che merita l’unfollow.”
  • Negli anni 70/80, il rock era cultura e cambiamento. Crisi e frattura con il passato. Quei gesti erano simbolici. Perdonatemi, ho imparato ad apprezzare la vostra musica ma questi gesti sono profondamente fuori tempo, irrispettosi verso chi si fa debiti per acquistare uno strumento e rigorosamente non rock se poi mi taggate Gucci. Fate musica, sapete farla. Lasciate perdere l’esibizionismo stupido. Non ne avete bisogno.”
  • Dear Maneskin, mio figlio a Babbo Natale ha chiesto una chitarra perché come voi vorrebbe ‘essere rock e far ballare la gente’. Vederla in frantumi è uno schiaffo ai sogni e alla miseria, non è rock, non è ribellione, è pure un deja vu vecchiotto e banalotto. Se vi avanzano, regalatele ai bambini. Costruite sogni, non rompeteli!
  • “Ma perché? State scendendo un po’ in basso, prima vi stimavo, ma il successo (purtroppo) vi ha dato alla testa.”

— Onda Musicale

Tags: The Who/Pete Townshend/Jerry Lee Lewis
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