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Ecco le 10 migliori chitarriste donne di sempre

Ce ne rendiamo conto. L’impresa è ardua già in partenza ma, è bene specificare, questa è la nostra personale classifica secondo i nostri gusti personali.

Essa tiene conto di alcuni fattori fondamentali come l’esser state “apripista” in un’epoca in cui essere donna non rappresentava certo un vantaggio, oppure tiene conto dello svantaggio (in molti casi) del non appartenere “ai giorni nostri” bensì ad un’epoca lontana anni luce da internet e da tutti i vantaggi ad esso collegati.

L’elenco parte dalla decima posizione per arrivare alla prima e, come detto, non rappresenta le migliori in assoluto ma coloro che, dal nostro punto di vista, hanno lasciato il segno.

10. Memphis Minnie (3 giugno 1897 – 6 agosto 1973)

A nostro parere è stata una grande del blues e una delle prime a sperimentare il blues elettrico. Unica figlia femmina di 13 fratelli è stata certamente un punto di riferimento per molte band degli anni a venire, fra cui anche i Led Zeppelin. Dopo una attacco di cuore (1953) Winnie trascorre gli ultimi anni della sua vita una casa di riposo per anziani.

9. Caterina Valente (14 gennaio 1931)

Autentica poliglotta (parla correttamente sei lingue) nella sua carriera ha pubblicato brani in ogni continente del mondo e in ben 12 lingue, per un totale di 18 milioni di dischi venduti. Ha duettato con Dean Martin, Bing Cosby, Ella Fitzgerald, Louis Armstrong, Chet Baker. Nasce a Parigi durante una tournèe dei suoi genitori italiani (padre fisarmonicista, madre ballerina) ed stata colpevolmente dimenticata dall’Italia ma non nel resto del mondo dove è stata osannata come meritava. Da molti anni si è ritirata a vita privata e vive in Svizzere e Stati Uniti.

8. Barbara Lynn (16 gennaio 1942)

Nasce a Beaumont (Texas) e ha frequentato l’Hebert High School. Ha suonato il pianoforte fin da bambina per passare in seguito alla chitarra, che suona da mancina. La sua carriera è stata influenzata da artisti blues come Guitar Slim e Jimmy Reed  ma anche da Elvis Presley e Brenda Lee. Fin dall’inizio della sua carriera vince diversi talent show locali e ha creato una band tutta al femminile chiamata Bobbie Lynn and her Idols.  Ha iniziato ad esibirsi nei club locali in Texas fino a quando è stata notata da Joe Barry che la ha presentata al produttore Huey P. Meaux, che gestiva gli Sugarhill Studios e diverse etichette discografiche a New Orleans. Il suo primo singolo è stato “You’ll Lose a Good Thing“, scritto insieme  a Meaux, raggiunge la prima posizione della classifica  Billboard R & B  e Top 10 Billboard Hot 100. La canzone è stata in seguito registrata da Aretha Franklin. In seguito Lynn pubblica un disco contenente 10 canzoni. Insolitamente per quel periodo (siamo all’inizio degli anni 60) Barbara Lynn era una donna afroamericano che cantava e scriveva personalmente le sue composizioni, accompagnandosi con la chitarra. Ben presto cattura l’attenzione di molti musicisti e fa dei tour musicale insieme a musicisti del calibro di Gladys Knight, Stevie Wonder, Smokey Robinson, Dionne Warwick, Jackie Wilson, Sam Cooke, Otis Redding, James Brown, Al Gree , Carla Thomas, Marvin Gaye, Ike e Tina Turner, i Temptations e anche con il grande BB king. Nel 1965 i Rolling Stones fanno una cover della sua “You’ll Lose a Good Thing“. È apparsa al Teatro Apollo , due volte su American Bandstand . Nel 1965, ha avuto la sua canzone, “Oh Baby (Abbiamo avuto una buona cosa Goin’)” (1964) coperto dai Rolling Stones nel loro album The Rolling Stones Now! in America e Out Of Our Heads nel Regno Unito. Ha continuato a registrare per l’etichetta Jamie fino al 1966 e aveva diversi colpi più lievi. Si è sposata per la prima volta nel 1970, all’età di 28 anni e ha avuto tre figli. Tuttavia, a causa della scarsa considerazione di stampa e del mondo musicale (unitamente ad una scarsa promozione da parte della casa discografica), si è ritirata dal 1970al 1980 anche se, vivendo a Los Angeles, ha fatto qualche apparizione in qualche club rilasciando anche alcuni singoli con etichette discografiche minori. Ha ripreso la sua carriera discografica dopo la morte del marito ed è tornata a Beaumont, in Texas, dove viveva sua madre. Nel 1994, ha registrato il suo primo album in studio dopo oltre venti anni, So Good.Appare nel film documentario del 2015 “I Am the Blues“.

7. Beverly “Guitar” Watkins (6 aprile 1939 – 1 ottobre 2019)

Ha suonato con James Brown, BB King, Ray Charles e Otis Redding e lo ha fatto fino a poco prima di morire, fino a quasi 80 anni. Sandra Pointer Jones scrisse di lei: “Beverly Watkins è una chitarrista pirotecnica i cui incessanti attacchi balistici alla chitarra sono diventati racconti allegorici all’interno della comunità blues internazionale.” Inizia a suonare fin da bambina, inizialmente il basso per poi passare alla chitarra elettrica. Ha avuto una carriera gloriosa, certamente frenata dal fatto che fosse una donna e che fosse di colore. E’ stata riscoperta con la diffusione di internet e certamente, a nostro giudizio, è stata molto influente per le generazioni che la hanno seguita

6. Emily Remler (18 settembre 1957 – 4 maggio 1990)

Emily si avvicina alla chitarra per caso a 10 anni, quando i genitori, non musicisti, regalano al fratello una Gibson per incoraggiarlo a suonare. Lei è incuriosita e inizia ad usarla per suonare le canzoni che sente alla radio. A sedici anni avviene la svolta. Nel momento di decidere che cosa fare dopo le scuole superiori, Emily ascolta musica indiana e scopre un talento che non sapeva di avere: “Potevo cantare tutte le parti dei dischi di Ravi Shankar che ascoltavo, comprese le improvvisazioni. Ho scoperto di avere una buona memoria per la musica.” Per inquadrare perfettamente il suo rapporto con la musica ecco alcune sue affermazioni: “Quando suono, non so se sono una ragazza, o un ragazzo, un cane, un gatto o altro. Sto solo suonando. Quando scendo dal palco, è lì che la gente mi ricorda che sono una donna.” Soffre in modo particolare le tante discriminazioni subite solo per il fatto di essere una donna: “Così tanti leader di gruppi mi hanno detto in faccia che non potevano assumermi perché ero una donna. Ma è un loro problema, non il mio!” La “ragazza con il pollice di Wes Montgomery” (era il suo soprannome) muore stroncata da un infarto mente è in Australia per una tournèe. Era distrutta dall’uso di droghe ed aveva solo 32 anni. Il suo ultimo disco, che il sapore del testamento musicale, si intitola “This Is Me”. Nella sua breve carriera ha realizzato sette dischi e due compilation ed era considerata una delle migliori chitarriste jazz in circolazione. Questa una sua frase particolarmente simpatica: “Posso sembrare una simpatica ragazza ebrea di New York, ma dentro sono un omone di colore di 50 anni con un grosso pollice, come Wes Montgomery.” 

5. Maybelle Carter (10 maggio 1909 – 23 ottobre 1978)

Maybelle è nota principalmente per avere farto parte della formazione musicale “Carter Family“, uno dei gruppi country più importanti della storia. E’ sua l’invenzione del “Carter Scartch“, una tecnica rivoluzionaria che contribuì a rendere la chitarra uno strumento “protagonista” in una band con altri strumenti.

4. Bonnie Raitt (8 novembre 1949)

Cresce in una famiglia che ha determinato in lei un grande stimolo musicale: la madre Marjorie Haydock è infatti un’ottima pianista, mentre il padre John Raitt è una star dei musical a Broadway. Fin da piccola, Bonnie si appassiona al suo amatissimo strumento, la chitarra, che nel corso degli anni imparerà a suonare con lo slide, fino ad essere riconosciuta oggi tra i più autorevoli interpreti di questa particolare tecnica. In tutti i suoi dischi, che specie nei primi anni erano un mix di brani di vari autori, è sempre stata presente una marcata, sentita e profonda passione blues, con venature folk, country e rock. Negli USA è chiamata “la baronessa del blues“. Progressivamente, nel corso degli anni, Bonnie ha introdotto nei suoi album anche brani composti di proprio pugno, avvalendosi sempre della collaborazione di strumentisti di prim’ordine. Con l’album Nick of Time, nel 1990 raggiunge la prima posizione della classifica Billboard 200. Anche l’album Longing in Their Hearts nel 1994 raggiunge lo stesso primato della Billboard 200. Per quanto riguarda i premi discografici, il suo album Nick of Time vince 3 Grammy Award, ed altrettanti l’album Luck of the Draw. Un Grammy le viene accreditato anche per il duetto con John Lee Hooker nel brano I’m in the Mood. La Raitt vince inoltre un Grammy per Something to Talk About come migliore performance pop femminile e due Grammy per l’album Longing in Their Hearts. Il 3 marzo del 2000, a Cleveland, Bonnie Raitt viene inserita nella Rock and Roll Hall of Fame. Dopo la pubblicazione, nel 2005, di “Souls Alike“, abbandona temporaneamente le scene a causa di una tragica serie di lutti personali: in questi anni oltre ai genitori perde anche il suo migliore amico. “Ho bisogno di un po’ di tempo per riconciliarmi con quella parte della mia vita che non ha nulla a che fare con la musica“, ebbe a dire. Il silenzio viene interrotto nel 2012 con l’album “Slipstream“: il disco, dato alle stampa dall’etichetta di proprietà della cantante, la Redwing, include due riletture di altrettanti brani di Bob Dylan, oltre ad una cover in chiave reggae di “Right down the line” di Gerry Rafferty. La produzione della maggior parte dei brani dell’album è stata affidata a Joe Henry, cantautore noto al grande pubblico per essere il marito di Melanie Ciccone, sorella di Madonna. L’album raggiunge la sesta posizione nella classifica Billboard 200. Nel 2011 la rivista Rolling Stone la pone al 50º posto nella classifica dei migliori cantanti pop-rock e all’89º posto tra i migliori chitarristi di sempre

3. Mary Osborne (17 luglio 1921 – 4 marzo 1992)

Si avvicina alla chitarra su suggerimento di Charlie Christian folgorata dallo stile di Django Reinhardt. Proprio la comune passione per il chitarrista manouche si sarebbe rivelata base di una solida amicizia tra i due, con Christian che si trasformerà in una sorta di mentore per la ragazza, guidandola nell’acquisto della sua prima chitarra elettrica. Siamo in tempi assolutamente pionieristici: prima di loro due in ambito strettamente jazz l’unico ad aver già adottato un’innovazione di quel tipo era Eddie Durham con i Kansas City Six di Lester Young. Per la Osborne, che di lì a poco si trasferirà a New York, è l’inizio di una carriera che raramente le riserverà grandi onori e riconoscimenti, poichè lascerà il centro del palco ad appannaggio di una lunga lista di grandi che spalleggerà (live, ma anche in studio) in maniera solidissima; da Coleman Hawkins a Clark Terry, da Dizzy Gillespie a Billie Holiday. Un tocco, il suo, che di sicuro tradisce l’influenza del maestro Charlie, ma non si ferma lì, sviluppando un approccio personale e “irruento” a tratti precursore del rock’n’roll anni ’50 (non a caso, la chitarra di Mary verrà sfruttata anche in session per alcuni dischi di rhythm’n’blues, dimostrandosi perfettamente versatile). Il suo capolavoro musicale è certamente “A Girl and Her Guitar” pubblicato nel 1959. Il resto della sua carriere è “sprecata” (suo malgrado) in un ruolo di gregario che il suo essere donna certamente le ha imposto.

2. “Sister” Rosetta Tharpe (20 marzo 1915 – 9 ottobre 1973)

Nasce in una piantagione di cotone nel Arkansas da due raccoglitori (Katie Bell Nubin e Willis Atkins). Inizia ad esibirsi con la madre a 4 anni dopo che la donna si separa dal marito per diventare una predicatrice itinerante. Registra il suo primo lavoro a 23 anni e questo fatto causo lo scandalo di molti fedele a causa del mix inappropriato (secondo loro) di musica sacra e profano. Negli anni 60, dopo la ricoperta del blues, gira l’Europa insieme al grande Muddy Waters e ad altri bluesmen. La “madrina del Rock and Roll” ha influenzato artisti come Little Richard, Jerry Lee Lewis, Johnny Cash, Chuck Berry, Elvis Presley. Colpita da un ictus muore  pochi anni dopo a Philadelphia.

1. Elizabeth “Libba” Cotten (5 gennaio 1893 – 29 giugno 1987)

Chitarrista mancina autodidatta, ha sviluppato uno stile musicale originale. “Libba” suonava una chitarra per destri ma al contrario in quanto mancina. Questa posizione le imponeva di suonare le linee di basso con le dita e la melodia con il pollice. Il suo stile chitarristico è diventato famoso come “Cotten picking“. Figlia di musicisti inizia a suonare il banjo a sette anni per poi passare alla chitarra. Nonostante la sua grande abilità inizia ad esibirsi pubblicamente solo a 60 anni e collabora, fra i tanti, con Muddy Waters, John Lee Kooker, John Hurt. Partecipa a numerosi festival ed eventi. Considerando il periodo in cui è vissuta, a nostro parere merita la prima posizione nella nostra classifica. Elizabeth muore a 94 anni a New York.

— Onda Musicale

Tags: James Brown, Led Zeppelin, Stevie Wonder, B.B. King
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