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Un disco per il week end: “Kings of Metal” dei Manowar

Siamo in America verso la fine degli anni ’80 e sembra che anche i Manowar stiano usando la stessa parola per indicare la collaborazione con lo storico chitarrista e fondatore Ross the Boss.

Ross the Boss, all’anagrafe Ross Friedman nato a New York il 3 gennaio del 1954, infatti lascia la band dopo la pubblicazione dell’album di cui vi parlerò oggi per tornare tra le fila del gruppo punk The Dictators.

Questa può essere vista come sorta di fine dal punto di vista dell’organico, ma non dal punto di vista della creatività del gruppo che prende a piene mani le storie delle antiche e gloriose battaglie per adattarle al proprio stile.

L’album del 1988, il sesto per la precisione, riflette appieno ciò che i Manowar vedevano in loro stessi già dal titolo, Kings of Metal, e diventa subito uno dei loro album più importanti al pari di Battle Hymns del 1982.

 

Wheels of Fire: un roboante suono di motociclette rappresenta la perfetta intro in stile Manowar. Cori, batteria martellante ad opera del compianto Scott Columbus, chitarre infuocate e la potente voce di Eric Adams fa il resto.

Il testo parla dello spirito della ruota e delle ruote di fuoco delle motociclette cromate guidate da bikers che macinano chilometri su chilometri nel nome della propria libertà.

Va qui ricordato che i Manowar, come la vecchia scuola insegna, sono particolarmente legati anche alle motociclette. Infatti il bassista Joey DeMaio incontrò l’attuale chitarrista della band, Karl Logan, ad un motoraduno.

King of Metal: una delle canzoni per eccellenza dei Manowar in cui citano loro stessi sin dai primi versi fornendo anche del materiale per la parodia fatta dal gruppo metal demenziale italiano dei Nanowar of Steel.

Chitarre distorte e riff assassini sono le caratteristiche principali del pezzo assieme al credo della band otherbands play, Manowar kill!

Autoreferenziale quanto volete, ma come diceva un mio amico, i Manowar sono uno di quei gruppi che ami o che odi e lui è pure andato a vederli! In sostanza godetevela! Un’ottima cover è stata fatta dal gruppo metal tedesco a cappella dei Van Canto.

Heart of Steel: la ballad per eccellenza del disco e di tutta la carriera dei Manowar. Le note del pianoforte scandiscono l’epico testo mentre la voce di Adams arriva a toni quasi lirici.

Nella seconda parte il piano rimane, ma ad esso si accostano perfettamente la chitarra elettrica ed i cori che sono veramente epici. Ascoltatevela a tutto volume assieme all’assolo firmato Ross the Boss!

Sting of the Bumblebee: praticamente Il volo del calabrone di Korsakov secondo DeMaio che, con il suo basso modificato, si lancia in questo folle strumentale.

The Crown and the Ring (Lament of the Kings): imponenti note di organo segnano l’inizio del brano scandito dalle tonanti note di un coro maschile. Echi di campane e batteria completano il tutto per un risultato che lascia esterrefatti.

Kingdom Come: chitarre e cori in primissimo piano per un altro brano ispirante e carico di pathos anche già dal titolo, venga il tuo regno.

Pleasure Slave: tra i testi più criticati dell’album a causa delle accuse di sessismo

Hail and Kill: interessantissimo gioco tra puliti e distorti per un altro pezzone da stadio che i Manowar non mancano mai di eseguire dal vivo

The Warriors Prayer: un nipotino chiede al nonno di raccontargli una storia ed è proprio quello che sentiamo con tanto di rumori di fondo (cavalli, grida e così via).

Blood of the Kings: gli acuti di Adams non si contano, così come i riff indiavolati di Boss e DeMaio, anche se questa traccia non è stata esente da critiche.

Infatti il verso “back to the glory of Germany” è stato visto in maniera decisamente negativa, una maniera che vi lascio facilmente immaginare, ma a parte questo Blood of the Kings è il pezzo giusto per concludere un disco così potente!

 

Giudizio sintetico: epico ed immancabile per tutti gli amanti del genere

Copertina: un imponente guerriero si erge vittorioso su una pila di bandiere con una spada insanguinata ed un disco di metallo, probabilmente un chakram. Dietro di lui i fulmini e la polvere di un’esplosione.

Etichetta: Atlantic Records

Line up: Eric Adams (voce), Joey DeMaio (basso), Scott Columbus (batteria) e Ross the Boss (chitarra)

 

Vanni Versini – Onda Musicale

 

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— Onda Musicale

Tags: Vanni Versini, Van Canto, Nanowar of Steel
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