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Un disco per il week end: “Io sono nato libero” del Banco del Mutuo Soccorso

Il periodo compreso tra il 2014 ed il 2015 è stato certamente un periodo buio per una delle band simbolo del progressive rock italiano, il Banco del Mutuo Soccorso. Band segnata dalla perdita del leader e cantante Francesco di Giacomo (21 febbraio 2014) ed il chitarrista e trombettista Rodolfo Maltese (3 ottobre 2015).

Per non parlare del periodo di malattia del tastierista fondatore Vittorio Nocenzi. Una band, quindi, decisamente provata, ma che ha saputo trovare nuova linfa vitale grazie ad artisti come il cantante John De Leo (Quintorigo e solista) ed il chitarrista Maurizio Solieri (Vasco Rossi, Custodie Cautelari, Steve Rogers Band e solista).

Per il disco di questo fine settimana ho scelto dunque un disco simbolo, il terzo per la precisione, della gloriosa discografia di questa band tricolore.

Sto parlando di Io sono nato liberodel 1973. Disco che vede la partecipazione, nelle vesti di ospiti, di Silvana Aliotta (Circus 2000) alle percussioni e Rodolfo Maltese (chitarra acustica ed elettrica).

Il talentuoso chitarrista, inoltre, finirà per passare da ospite a vera e propria colonna del sound del Banco andando a sostituire Marcello Todaro.

Va altresì ricordato che alcune tracce dell’album come ad esempio Non mi rompete, che è diventata Leave Me Alone, ed altri pezzi precedenti sono stati tradotti in lingua albionica per l’album Banco del 1975.

L’album è stato prodotto dalla Manticore Records, etichetta fondata dagli Emerson, Lake & Palmer, e le traduzioni sono state affidate alla cantante e paroliera americana Marva Jan Marrow. Da ricordare che sempre nello stesso periodo anche Le Orme avevano “tradotto” in inglese uno dei loro concept album più famosi, Felona e Sorona del 1973, affidandosi a Peter Hammill dei Van der Graaf Generator.

Dopo questa premessa direi proprio che è ormai ora di passare alla tracklist del disco in questione senza ulteriori indugi.

1) Canto nomade per un prigioniero politico: traccia d’apertura del disco, il cui titolo ricorda molto Canto notturno di un pastore errante dell’Asia di Giacomo Leopardi, che occupava quasi tutto il lato A con i suoi 15 minuti e passa. Ovviamente non si parla del famoso poeta, ma bensì della forza della mente nonostante la prigionia e l’ora dell’esecuzione di un prigioniero politico. Il tutto sull’onda del golpe di Pinochet in Chile nel 1973.

“Voi condannate per comodità, ma la mia idea già vi assalta. Voi martoriate le mie sole carni, ma il mio cervello vive ancora … ancora”

2) Non mi rompete: uno dei brani più famosi del gruppo nato da un’intuizione giovanile di Vittorio Nocenzi e dai versi del buon Di Giacomo, “non mi svegliate, ve ne prego, ma lasciate che io viva questo sogno”, questo è diventato un vero e proprio manifesto del prog italiano. A questo proposito ritengo più che doverso segnalare anche la bellissima cover acustica dagli Hautville contenuta nell’album Le Moire del 2013.

3) La città sottile: Gianni Nocenzi, fratello di Vittorio, è il compositore di questo fantastico pezzo onirico in cui esplica tutta la sua adorazione per lo scrittore Italo Calvino, giusto l’anno prima aveva pubblicato il famoso libro Le città invisibili, e l’alienazione nelle grandi città moderne

4) Dopo … niente è più lo stesso: circa 10 minuti di cavalcate progressive in cui la possente voce di Di Giacomo, i sintetizzatori, le tastiere, le chitarre, e chi più ne ha più ne metta, descrivono l’orrore della guerra. Iconiche le frasi del soldato che ritorna a casa, come “Mio Dio … ma cos’è successo di così devastante a Stalingrado?!”, su cui si basa tutta la parte strumentale

5) Traccia II: chiusura strumentale dello splendido disco. Con una partenza in sordina il brano si articola in un crescendo sempre più maestoso per due minuti e mezzo di pura estasi.

Menzione particolare per gli intrecci tastieristici dei fratelli Nocenzi, veri e propri fautori assieme al buon Big” Di Giacomo del sound del Banco

 

Giudizio sintetico: Un disco in perfetto, equilibrio tra poesia e musica prog, da avere assolutamente e da ascoltare fino allo sfinimento

Copertina: non è proprio il salvadanaio tipico del Banco, apparso nell’album omonimo del 1972, ma è un portone che cela due occhi scrutatori

Etichetta: Dischi Ricordi

Line up: Francesco Di Giacomo (voce), Vittorio Nocenzi (organo, sintetizzatore e spinetta), Gianni Nocenzi (pianoforte e tastiere), Rodolfo Maltese (chitarra acustica ed elettrica), Marcello Todaro (chitarra acustica ed elettrica), Renato D’Angelo (basso e chitarra), Pierluigi Calderoni (batteria e percussioni), Silvana Aliotta (percussioni) e Bruno Perosa (percussioni)

— Onda Musicale

Tags: Le Orme, Peter Hammill, Van der Graaf Generator
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