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Quella volta che Syd Barrett definì vecchiotta “Shine on you crazy diamonds”

Syd Barrett

Era il 5 giugno 1975, una delle giornate di duro lavoro in cui i componenti dei PinkFloyd suonavano, teorizzavano, provavano e mixavano sì da far uscire definitivamente quello che, a detta di molti esperti, sarebbe passato come uno degli album più belli della storia della musica.

E in effetti, Wish You Were Here si sarebbe poi portato a casa due dischi d’oro, sette di argento e uno di diamante nel territorio francese. Inciso da gennio a luglio del 1975, è l’album intermedio tra The Dark Side of The Moon e Animals. I brani? Beh, Shine on You crazy diamondsWelcome to The MachineHave a CigarWish You Were Here e l’altra Shine on you crazy diamonds (6-9).

Ma torniamo alla suddetta uggiosa mattinata di giugno. Un uomo totalmente calvo, in grande sovrappeso, con una busta della spesa in mano, entra negli EMI studios. Nessuno tra i presenti Waters, Mason, Gilmour, Wright e King sembra conoscerlo. Anzi, proprio Roger lo scambierà per un tecnico audiofonico degli studios. Costui si ferma a fissarli. Gilmour, alle prese col missaggio finale di Shine on you crazy diamonds smette di suonare. Quell’uomo con la maglia bianca assomiglia terribilmente a colui il quale fondò i Pink Floyd, avviandoli al rock progressivo e a solcare inesorabilmente la storia della musica, rock e non solo.

Che si trattasse proprio di Syd Barrett? Restano impietriti. Waters trova il coraggio di domandargli la sua identità. Sì, era lui. Barrett, da molti considerato come il vero genio assoluto della band, dopo anni in cui era scomparso, è lì, dinanzi a loro.

Sono molto triste per Syd. Naturalmente egli fu molto importante e la band non sarebbe neanche mai nata senza di lui, perché era lui che scriveva tutte le prime canzoni. Niente sarebbe successo senza di lui, ma, ugualmente, niente sarebbe potuto continuare con lui nel gruppo a causa dei suoi problemi.» (Roger Waters su Syd Barrett, in una successiva intervista)

Non ci sarà alcuna atmosfera festosa. Come vedere un morto vivente, uno spettro con cui i componenti della band più famosa al mondo dovranno sempre confrontarsi. Gli domandano come avesse fatto a metter su tanto peso, e Syd risponde: 

A casa ho un frigorifero molto capiente pieno di costolette di maiale che mangio praticamente ogni giorno.”

L’imbarazzo del tutto inizia a scemare quando Barrett chiede ai suoi amici se avesse potuto contribuire alla incisione dell’album, anche in minima parte. Gli fecero ascoltare Shine on you crazy diamonds, speranzosi nella sua collaborazione. E invece il genio si rifiutò. La trovava superata e poco interessante: “È un po’ vecchiotta”. Senza convenevoli, se ne andò, dopo aver trascorso l’intera sessione tra una chiacchiera vacua – com’era nel suo stile – e continui lavaggi di denti che confermavano facesse ancora uso di sostanze psicotrope.

Sarebbe poi rimasto in contatto con David Gilmour sino al suo matrimonio quando, nel bel mentre della celebrazione, sparirà per sempre, tagliando i rapporti con la sua vecchia band e tentando vanamente la carriera da solista. Morirà nel 2006, a Cambridge, all’età di 60 anni, per un tumore al pancreas.

Da lì in poi, numerose le leggende su Barrett e su tutti gli album della band che, in tanti brani, sembrano soffrire la mancanza del loro caro amico.

— Onda Musicale

Tags: Shine on you crazy diamond, David Gilmour
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