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“The Lion Sleeps Tonight”: il leone non dorme più, anzi ruggisce

Una fotografia dei Tokens.

The Lion Sleeps Tonight è una canzone che conosciamo tutti, ma forse non tutti conoscono la sua incredibile storia.

In pincipio era il doo-wop

I Tokens sono una band di doo-wop newyorkese. Il doo-wop è un genere musicale che andava molto in voga tra gli anni ’50 e i primi ’60. Consiste fondamentalmente in un gruppo vocale che armonizza la linea melodica di una canzone. Insomma, è musica corale con l’accompagnamento di una band.

Tra i massimi esponenti troviamo, per esempio, i Danny And The Junior (At The Hop – 1957, fu uno dei loro maggiori successi), o gruppi femminili come le Shirelles e le Ronettes (le prime, famosissime a lungo per Will You Love Me Tomorrow – 1960; le seconde per Be My Baby – 1963, e perché prodotte e create da niente meno che Phil Spector).

Insomma, il doo-wop fu una moda che piacque moltissimo e per un tempo veramente lungo. Basti pensare alle influenze che ha avuto sul punk (soprattutto grazie ai Ramones) e chiaramente sul soul e sul rock degli anni ’60 di Beatles e Beach Boys.

Ecco, proprio i Tokens, che sono una delle varie band doo-wop di quegli anni, diventano famosi, nel 1961, per un brano che cambierà per sempre le loro vite.

Il leone si è addormentato

La conosciamo davvero tutti. Ne sono state realizzate centinaia di versioni, tutte uguali ma allo stesso tempo diverse. The Lion Sleeps Tonight fu un successo planetario, al punto da essere stata tradotta in qualunque lingua del mondo occidentale.

Portata al successo da un gruppo chiamato Weavers nel 1952, il brano, con il testo di George David Weiss (che, tra gli altri, ha scritto Can’t Help Falling In Love di Elvis), venne immediatamente apprezzato per un ritmo di ispirazione etnica, una melodia semplice e divertente, e per le armonie vocali meravigliose che permeano tutto il brano.

La canzone degli Weavers si intitolava Wimoweh, dal suono che i componenti della band facevano con le voci per accompagnare il famoso vocalizzo in falsetto del ritornello. Da lì fu un successo dopo l’altro: Jimmy Dorsey, Kingston Trio, Pete Seeger, ma anche Brian Eno e addirittura i R.E.M.

La canzone era un vero e proprio leone dalla criniera d’oro, e Weiss e i Tokens, che la portarono al successo nel 1961 dandole il titolo che conosciamo tutti, gongolavano felici. Però c’è un però.

Il leone si sta svegliando

C’era una volta il Sudafrica. È il 1909 e in una colonia del protettorato britannico nasce Solomon Linda. In realtà il suo cognome è Ntsele, mentre Linda è il nome del clan della sua famiglia. Ma importa poco. Il Sudafrica ha una storia travagliata, fatta di razzismo, colonialismo e altri ismi contemporanei che fanno ancora abbastanza schifo al solo pensiero.

La cultura predominante era quella occidentale, ma Solomon mise su un gruppo vocale col quale cantare durante i matrimoni tradizionali o eventi pubblici di vario tipo. Così Solomon fonda gli Evening Birds, con i quali canta una canzone molto particolare.

Il brano, intitolato Mbube (“Leone” in lingua zulu), fu registrato nel 1939 e, dieci anni dopo, aveva venduto la bellezza di 100.000 copie in Sudafrica. Fu un successo talmente grande che, dall’altra parte dell’Atlantico, qualcuno pensò bene di sfruttarlo a suo modo, così da guadagnarci qualche palata di dollari.

Il gioco è semplice: prendo una canzone quasi del tutto sconosciuta (a casa mia), cambio qualche parola, modifico una o due note della melodia e ho un brano pronto che funziona benissimo. Oltretutto, alla fine degli anni ’40, internet era forse solo un sogno nella testa di qualche scienziato (il primo internet, che si chiamava Arpanet, nascerà solo nel 1961), quindi era praticamente impossibile che si capisse che le canzoni fossero pressoché identiche.

Il ruggito del leone

Fu solo grazie alla caparbia ricerca di Rian Malan, un giornalista della versione sudafricana di Rolling Stone, che Solomon Linda ricevette il giusto merito per aver scritto e registrato un brano che è stato usato e riusato migliaia di volte.

Solomon muore nel 1962 e Rian Malan fa le sue scoperte nel 2000, quindi a beneficiare della giusta denuncia del giornalista sono stati i discendenti del cantante sudafricano che, finalmente, possono far valere i loro diritti su quello che è stato uno dei più grandi furti della storia della musica occidentale.

— Onda Musicale

Tags: The Beatles, Beach Boys, Ramones, REM, Brian Eno, Phil Spector
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