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Sex Pistols: l’esordio e l’inizio di una nuova era all’insegna della provocazione

A volte, una lunga carriera musicale, non è sinonimo di successo e i Sex Pistols ne sono l’esempio calzante.

Con soli 5 anni scarsi di attività e 1 album pubblicato in tutta la loro fulminante carriera, sono stati una delle band più influenti della storia della musica mondiale, diventando una vera e popria icona del movimento e della subcultura punk. In così poco tempo, infatti, i Sex Pistols hanno lasciato un segno indelebile, rivoluzionando totalmente la visione della musica e rompendo gli schemi che, fino ad allora, erano presenti nella società.

Il debutto dal vivo dei Sex Pistols è avvenuto il 6 novembre 1975

Ed è avvenuto presso la St. Martin’s School Of Art di Londra, presentandosi come band spalla del gruppo Bazooka Joe. Il primo approccio sul palco fu alquanto disorientante e sfociò in rissa a causa della corrente che venne improvvisamente staccata durante la loro esibizione caotica e fallimentare. La prima esibizione dei Sex Pistols durò poco più di 10 minuti e, tra i brani che riuscirono a eseguire vi furono le cover di ‘Don’t Give Me No Lip Child’ di Dave Berry, ‘Substitute’ degli Who e ‘What’cha Gonna Do About It’ degli Small Faces.

Inizialmente la band non era formata dai componenti che tutti conoscono. Glen Matlock fu il primo bassista e anche quello che prese parte al loro debutto. Nel 1977 fu sostituito da Sid Vicious, anche se Glen contribuì, comunque, alla registrazione del loro primo ed unico album ‘Nevermind Mind the Ballocks, here’s the Sex Pistols’.

Contesto storico della subcultura punk e le figure più influenti nella storia dei Sex Pistols

Facendo un passo indietro, per conoscere i Sex Pistols, è necessario partire dagli albori e da come è nato il punk che non è stato solo un movimento musicale, bensì un momento di rottura con il passato, un modo per fare un vero e proprio “reset” e ribellarsi alla borghesia, rifiutando ogni tipologia di controllo, anche quello sociale esercitato dai mass-media o dalle organizzazioni religiose. Tale movimento culturale, si rispecchia e trova spazio nella musica del popolo, quella che veniva suonata all’interno dei garage, e di chi si autoproduceva, in contrasto con il mainstream, anch’esso visto come una sorta di controllo imposto dalla borghesia. L’anticonformismo inglese nasce, dunque, dalla working class che inizia a rifiutare l’autoritarismo e tutto ciò che viene imposto.

Si può dire che il punk vide gli albori negli Stati Uniti, in particolar modo, nella East Coast tra New York e Detroit. Inizialmente definito come “garage rock”, tale cultura si sviluppò e prese sempre più piede anche grazie a band come ‘The Stooges’ e ‘Television’

Il passaggio dagli Stati Uniti all’Inghilterra si ebbe grazie a Malcom McLaren, figura influente ed indispensabile per i Sex Pistols. Un visionario e sognatore che aveva le idee ben chiare e che ha saputo guidare al successo la band, sostenendo gli ideali rivoluzionari, caratteristici del movimento punk. Malcom, però, non è stato solo un manager, bensì, come già accennato, si tratta di colui che ha fatto fare un salto oltre oceano alla subcultura punk e organizzato una vera e propria strategia di marketing attorno alla band.

Malcom McLaren riuscì ad ottenere anche il massimo compenso con il minimo sforzo, grazie agli indennizzi richiesti alle etichette discografiche, che avevano rescisso i contratti con i Sex Pistols, a causa del loro comportamento poco consono e increscioso. Un vero e proprio stratega, che riuscì a scatenare la società dell’epoca, servendosi dei quattro ragazzi e a rivoluzionare, così, la storia della musica rock.

Inizialmente erano conosciuti come gli Strand, fondati da Steve Jones e Paul Cook nel 1972, ma con l’intervento di McLaren, che ritoccò sia il look che la formazione, divennero i Sex Pistols conosciuti da tutti

Inoltre, fu proprio McLaren a volere John Lydon, anche conosciuto come Johnny Rotten, all’interno della band. Jonnhy rappresentava lo stereotipo di chi era pronto a rompere il sistema e, anche se non sapeva cantare, era la persona giusta per rappresentare la working class e gli ideali della cultura punk.

Insieme a McLaren, un’altra figura di spicco che contribuì alla popolarità dei Sex Pistols, fu Vivienne Westwood, attivista e stilista, in seguito, definita dalla stampa come la “Madrina del Punk”. Le sue creazioni stravaganti e provocatorie hanno contribuito a creare il look della band. La filosofia di Vivienne va oltre il mero modo di vestire e fu la prima a capire che la moda faceva parte anch’essa della comunicazione. Una consapevolezza che fece in modo di creare un vero e proprio look di rottura con gli standard classisti, creando un’estetica colorata, vistosa e liberatoria, proprio come gli ideali incarnati dai Sex Pistols e dalla subcultura anticonformista punk.

Nasce, dunque, un modo diverso di comunicare, una moda estrosa e lontana da quelli che erano gli standard di moda del punk americano, 0molto più semplice, seguendo la scia dei Ramones. Oltre ai Sex Pistols, Vivienne ebbe dei testimonial oltre oceano: i ‘New York Dolls’, che furono i primi a vestire nel nuovo modo punk.

I problemi legati ai brani dei Sex Pistols: la censura

Le canzoni dei Sex Pistols sono state tutte scritte con l’intenzione di smuovere la società e “salvarla” dall’oppressione e dai maltrattamenti della borghesia. Il primo esempio è ‘God Save the Queen’, brano pubblicato il 27 maggio del 1977, pochi giorni prima del giubileo d’argento della Regina Elisabetta II e definito dalla BBC “di cattivo gusto”.  Nonostante la censura e le ire dei parlamentari, ‘God Save the Queen’ ottenne un grande successo, non solo posizionandosi ai vertici delle classifiche, ma anche vendendo 150.000 copie al giorno.

L’episodio che smosse la società e ottenne maggiore riverbero a livello nazionale, si ebbe proprio durante le celebrazioni del giubileo

I Sex Pistols, guidati da Malcom e con l’aiuto stesso della Virgin, salirono su un battello per “omaggiare” la Regina Elisabetta II con un concerto improvvisato, durante il quale vennero suonate ‘God Save tech Queen’, ‘Pretty Vacant’, ‘No Feelings’ e ‘Anarchy in U. K.’. In tale occasione, Malcom McLaren fu arrestato dalla polizia inglese.

‘Anarchy in the U.K.’ divenne un inno generazionale contro l’Inghilterra conservatrice, rendendosi portavoce di un’intera generazione che, in modo provocatorio, andava contro corrente

Anche questo brano, però, portò con sè molti problemi per via del testo e delle espressioni che includeva. Non molto tempo fa, a proposito di questo episodio, lo stesso Lydon ha sostenuto che il suo nome venne portato in Parlamento per discutere di una possibile Legge sul tradimento, che comportava la pena di morte per dei testi del genere.

Così come per ‘God Save the Queen’, anche ‘Anarchy in the U. K.’ venne prontamente censurato, ritirandola dal commercio e proibendone l’ascolto in radio. Tale presa di posizione, però, fece diventare i Sex Pistols ancora più famosi.

— Onda Musicale

Tags: Sex Pistols, Johnny Rotten, lydon
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