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Post-grunge: il grunge oggi che fine ha fatto?

Post-grunge: il grunge oggi esiste ancora.

Il grunge come lo conosciamo noi è quella corrente che ha portato al successo mondiale Nirvana, Pearl Jam, Soundgarden e Alice in Chains.

Come ho già raccontato nell’articolo dedicato a Dirt, il grunge nasce tra la fine degli anni ‘80 e l’inizio dei ‘90, e dura solo pochi anni. La morte di Kurt Cobain segna uno spartiacque tra il prima e il dopo questo fenomeno musicale di massa. È allora che nasce il post-grunge, il diretto erede di una corrente rivoluzionaria, ma non più così rivoluzionario. Il grunge oggi esiste ancora, purtroppo però è privato di quei toni rabbiosi e frustrati. Ciò che resta della musica di Seattle è un ritorno stilistico di quei suoni «sporchi» a metà tra punk, hard rock e metal. E noi appassionati di musica, nostalgici per definizione, ne andiamo ancora pazzi.

Come nasce il post-grunge, il grunge di oggi

Nella seconda metà degli anni ’90 tre eventi fondamentali hanno sconvolto il panorama musicale, soprattutto la scena di Seattle:

La collaborazione tra Sub Pop e Warner Bros

Ma quello forse definitivo e più impattante è il cambio di rotta della Sub Pop. La famosa etichetta discografica di Seattle, la prima ad aver scritturato band come Nirvana e Soundgarden, nel ’95 ha iniziato a collaborare con la Warner Bros. Il cambiamento era dovuto probabilmente alla proliferazione di band che volevano diventare i nuovi Nirvana e le major iniziavano a interessarsi alla scena underground.

Questo ha portato ovviamente a uno stravolgimento dei valori da sempre promossi: uno dei soci fondatori, Bruce Pavitt, ha infatti lasciato l’etichetta. Le dimensionidella Sub Pop si erano allargate, non era più il «laboratorio artistico» a basso budget che produceva musica controcorrente. L’unico scopo era diventato fare concorrenza alle major, quindi ingaggiare un numero consistente di band e sperare che vendessero. Quindi collaborare con le radio mainstream. Il fatto che uno dei protagonisti così importanti del grunge abbia convertito radicalmente i propri ideali è un segnale incontrovertibile di quanto la scena stava cambiando.

Che fine hanno fatto Soundgarden, Alice in Chains e Nirvana

I Soundgarden si sciolgono nel ’96, dopo un tour difficile e un album dalle vendite non stellari, Down on the Upside. Il loro fu un problema di comunicazione: le cose non andavano bene e nessuno era disposto a parlarne. Chris Cornell ha continuato come solista e poi ha formato gli Audioslave, mentre Matt Cameron è entrato in pianta stabile nei Pearl Jam.

Lo scioglimento degli Alice in Chains è stato inevitabile. I problemi di dipendenza di Layne Staley sono peggiorati nel ’96, quando la depressione e la morte della sua ragazza hanno segnato la sua condanna a morte. I membri della band hanno preso strade differenti, mentre lui si è isolato fino a quel triste 5 aprile 2002.

Layne ha deciso di seguire Kurt Cobain esattamente otto anni dopo la sua morte. Kurt sceglie infatti di andarsene l’8 aprile 1994, dopo vari tentativi inconcludenti. I Nirvana smettono di esistere in modo così definitivo e improvviso da segnare la fine di un’epoca. I membri rimanenti si separano, Dave Grohl nei Foo Fighters e Krist Novoselic in altri progetti.

Le band post-grunge: il grunge oggi

È il momento di un’esplosione di band che gettano le fondamenta per il rock del nuovo millennio. Le major cominciano a mettersi in mezzo e contaminano inevitabilmente la scena, che inizia a prediligere prodotti seriali per un consumo veloce. Possiamo quindi dire addio al DIY, l’etica presa in prestito dal punk di cui ho parlato in Ten. Queste nuove band avevano in comune l’influenza del sound di Seattle, confluito in una commistione di altri generi.

Di seguito, per i più nostalgici, proponiamo alcune band che hanno militato tra grunge e post-grunge:

Foo Fighters

Sarebbe ridicolo non iniziare proprio da loro. L’album self-titled è uscito nel ’95, e più che ricordare i Nirvana sembra volersene discostare. Foo Fighters è un progetto ambizioso quanto naturale, istintivo. È indubbio lo sforzo che ha fatto Grohl per trovare una sua cifra stilistica, muovendosi più verso l’hardcore che il grunge. Ci sono brani più pop e solari come Big Me, e brani più abrasivi come Weenie Beenie, ma resta in sottofondo lo stile tipico delle band di Seattle, impossibile da non riconoscere.

Stone Temple Pilots

Nati a San Diego, pubblicano nel ’92 l’album Core. Si tratta di un progetto poco innovativo che ebbe comunque un grande successo. Core contiene hit grunge come Plush e Dead & Bloated, e ballate come Creep. Plush ricorda molto le sonorità degli Alice in Chains, anche il timbro di Scott Weiland ci riporta subito a Layne, senza però togliere niente al frontman degli STP, molto amato per le sue incredibili doti da performer.

Bush

Oltreoceano, nel frattempo, nascono i Bush. Direttamente dalla madrepatria, nel 1994 la band debutta con Sixteen Stone, album che unisce pezzi abrasivi alla Nirvana come Swim e brani più melodici e pop come Little Things. La particolarità che li distingue dal genere grunge è il suono più pulito, meno sporco di quanto ci si aspetterebbe. È nel ’96 che raggiungono il primo posto della classifica di Billboard, con l’album Razorblade Suitcase. Impossibile non ricordare i brani eletti classici del post-grunge, Greedy Fly, Swallowed e Cold Contagious, pezzi che mantengono l’influenza del grunge ma che dimostrano l’indipendenza della band dai loro padri. Per anni, infatti, i Bush sono stati criticati per l’eccessiva somiglianza con i Nirvana. Gli arrangiamenti di questo album, più ricercati e ricchi di sperimentazione, testimoniano l’originalità tanto rivendicata dalla band inglese.

Silverchair

I Silverchair debuttano invece vicino Newcastle nel ’95 con l’album Frogstomp, un lavoro che ricorda le sonorità dei Soundgarden e il modo di cantare di Eddie Vedder dei Pearl Jam. Firmano con Sony Music e restano primi in classifica per sei settimane in Australia. Sono anche il primo gruppo australiano dopo gli INXS a entrare nella Top 10 americana. Mantengono sonorità grunge fino al terzo album, che sfocia in un curioso pop-rock sperimentale. Ricordiamo il brano Paint Pastel Princess per il sound ricco di influenze radioheadiane, buckleyane ed elementi prog, il tutto sostenuto dai violini, protagonisti assieme alla voce, che incanta con una melodia ipnotizzante.

Creed

Nascono in Florida nel ’95, e sono comunemente definiti gli eredi del grunge. L’album d’esordio è My Own Prison. Anche loro si rifanno ad Alice in Chains e Pearl Jam, soprattutto nel modo di cantare di Scott Stapp. Il loro sound, però, si avvicina di più al rock melodico tradizionale, nonostante la forte passione dei membri per l’alternative. Rock melodico che comunque picchia duro quando serve e che ha determinato il debutto di Human Clay al numero 1 della classifica Billboard 200 e oltre dieci milioni di copie vendute in due anni.

Puddle of Mudd

Nascono nel ’92 a Kansas City e arrivano al successo internazionale nel 2001 con Come Clean, trainato dai singoli Control, Blurry, She Hates Me e Drift & Die. L’album vende 5 milioni di copie, e Blurry raggiunge la quinta posizione della Billboard Hot 100. Potrebbero essere ispirati ad Alice in Chains e Nirvana, ma è una ripresa che ormai a malapena si percepisce a livello stilistico. La somiglianza è quasi più evidente nell’aspetto del cantante, Wesley Reid Scantlin, incredibilmente simile a Layne e Kurt.

Nickelback

Anche i Nickelback, canadesi, sono accostati al grunge per timbro e stile, almeno per quanto riguarda il primo lavoro, Curb (1996). I brani, però, sono molto impoveriti sia dal punto di vista stilistico che lirico, nonostante l’approccio aggressivo. Nel ’98 raggiungono il successo con The State, aprono i concerti di band come Creed e Silverchair, e arrivano negli Stati Uniti. È con Silver Side Up (2001) che scalano tutte le classifiche, grazie soprattutto al singolo How You Remind Me, numero 1 della Billboard Hot 100. A questo punto è ovvio che l’approccio di partenza sia stato purtroppo abbandonato, in favore di brani pop dalle liriche amorose un po’ scontate. Del grunge, ma anche post-grunge, nei Nickelback non è rimasto granché.

Post-grunge: cosa resta del grunge oggi

Tra i padri del grunge i Pearl Jam sono sopravvissuti praticamente inermi, sebbene questo non significhi che quegli anni turbolenti non li abbiano influenzati. Hanno rischiato anche loro di sciogliersi, eppure sono riusciti a risolvere le incomprensioni in nome di uno scopo più grande: la musica. Negli anni successivi alla morte di Kurt Cobain hanno continuato a impegnarsi per essere il più possibile onesti con il loro pubblico, ma soprattutto con loro stessi. E penso che questo sia proprio il segreto del grunge e in generale di tutta la buona musica: l’onestà.

La musica regge quando è autentica

Le band e gli artisti senza tempo, quelli davvero validi, quelli di cui ricordiamo i nomi dopo 30, 40, 50 anni, sono quelli che non seguono le mode. Sono quelli che facevano e che fanno musica per il solo scopo di servire la musica. Sono quelli immuni alla competitività, perché non importa vendere di più ma soltanto suonare, non importa essere popolari ma soltanto divertirsi. Il grunge è nato così, quello vero, quello che esisteva quando ancora non aveva un nome. Il vero movimento chiamato grunge è quello che rifletteva i sentimenti di una generazione intera, che traduceva vulnerabilità, rabbia e sofferenza in musica viscerale, suoni che urlavano contro le regole, la società, le ingiustizie. Quello dei protagonisti del grunge era un atteggiamento autodistruttivo e ribelle, senza però volersi ergere a paladini della giustizia o idoli della loro generazione. Volevano solo esorcizzare tutto il dolore, lo schifo che provavano e a cui assistevano, e questa autenticità è ciò che fece identificare tanti giovani come loro.

L’attitudine punk, comunque, è ancora possibile secondo Kim Deal (ex Pixies e ora nelle Breeders):

Basta comprare un amplificatore, connettere un cavo e fare la tua musica. Poi prendere un furgone e iniziare a girare.”

(Fonte: Barbara Volpi, La storia del rock – Smells Like Teen Spirit, Editori Riuniti, Roma, 2005)

Ci sono ancora artisti che vivono così la musica, che rifuggono la competizione, che non vogliono la fama, che non sono interessati al potere. Esistono, solo che nessuno conosce i loro nomi. Naturalmente se nessuno li conosce nessuno ne parla, ma è piacevole ogni tanto ricordarsi che è così che è nato il grunge. Anzi, non è mai nato e non è morto, come dice Mario Bonaldi di Rolling Stone, ha solo cambiato città. Quello che ne resta magari non sarà un atteggiamento, ma certamente è un suono. Il suono delle band di Seattle.

Se questo articolo vi è piaciuto, ecco gli altri pezzi della serie sul grunge:

(Credits: Foto di Diego Mora Barrantes su Unsplash)

— Onda Musicale

Tags: Stone Temple Pilots, Alice in Chains, Silverchair, Puddle of Mudd, Foo Fighters, Pearl Jam, Nirvana, Nickelback, Soundgarden
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