The Alan Bown Set, successivamente noti semplicemente come The Alan Bown! o Alan Bown, sono stati una band britannica attiva tra gli anni ’60 e ’70, il cui percorso musicale riflette l’evoluzione del panorama sonoro dell’epoca: dal jazz e blues al soul, dal rhythm and blues alla psichedelia, fino a toccare elementi di rock progressivo.
Sebbene non abbiano mai raggiunto un successo commerciale di massa, il gruppo The Alan Bown Set si distingue per la qualità della sua musica e per aver rappresentato una fucina di talenti che hanno poi brillato in altre formazioni celebri, come Supertramp e Vinegar Joe. La loro storia è un esempio affascinante di come una band possa trasformarsi, adattarsi e lasciare un segno, pur rimanendo in parte nell’ombra della storia del rock.
Gli inizi: le radici nel jazz e nel rhythm and blues
The Alan Bown Set nasce nel 1965 a Londra, fondata dal trombettista Alan James Bown (nato il 21 luglio 1942 a Slough, Berkshire, e scomparso il 16 dicembre 2014). Bown era già un musicista esperto quando decise di formare il gruppo: dopo aver prestato servizio nella Royal Air Force, aveva suonato con The Embers, una band che si esibiva in locali prestigiosi come lo Star-Club di Amburgo, contemporaneo dei Beatles. Successivamente, era entrato nei The John Barry Seven, il gruppo di accompagnamento della cantante Brenda Lee, diretto dal celebre compositore John Barry. Quando Barry annunciò lo scioglimento del gruppo, Bown colse l’opportunità di creare una propria formazione, invitando alcuni membri dei John Barry Seven a unirsi a lui.
La prima lineup di The Alan Bown Set includeva Jeff Bannister (tastiere e voce), Stan Haldane (basso), Dave Green (sassofono, clarinetto e flauto), Vic Sweeney (batteria) e Pete Burgess (chitarra). Il loro sound iniziale era un ibrido di jazz, blues e rhythm and blues, influenzato da artisti come Graham Bond Organisation e dai ritmi americani che stavano conquistando il Regno Unito. La band si fece rapidamente un nome nella scena dei club londinesi, esibendosi accanto a gruppi come Steampacket e Jimmy James and the Vagabonds.
I primi singoli e il successo underground per The Alan Bown Set
Nel 1965 The Alan Bown Set firmò un contratto con la Pye Records e pubblicò il loro primo singolo, “Can’t Let Her Go” / “I’m The One Who Loves You”. Il produttore Tony Hatch preferiva il lato B, una cover di Curtis Mayfield, ma la casa discografica optò per il lato A, una scelta che non portò al successo sperato. Nonostante ciò, il gruppo continuò a costruire una solida reputazione dal vivo. Nel 1966, Dave Green lasciò la band e fu sostituito dal sassofonista John Helliwell, mentre Jess Roden si unì come cantante principale, portando una voce potente e carismatica che divenne un elemento distintivo del gruppo.
Con Roden al microfono, i singoli successivi – “Everything’s Gonna Be Alright” e “Headline News” – iniziarono a ottenere maggiore attenzione
Nel luglio 1966, la band apparve al Windsor Jazz Festival e su Ready Steady Go!, uno dei programmi televisivi musicali più influenti dell’epoca. A settembre dello stesso anno, registrarono London Swings: Live at the Marquee Club, un album dal vivo condiviso con Jimmy James and the Vagabonds, che catturava l’energia travolgente delle loro performance. Uno dei loro brani più celebri, “Emergency 999”, divenne un classico del Northern Soul, apprezzato nei club underground britannici per il suo ritmo irresistibile.
La transizione psichedelica: da “Set” a “!”
Nel 1967, il panorama musicale britannico stava cambiando rapidamente con l’avvento della psichedelia e The Alan Bown Set si adattò a questa nuova corrente. Dopo aver lasciato la Pye Records, il gruppo firmò con la MGM/Verve e abbandonò il suffisso “Set”, diventando semplicemente The Alan Bown!. Questa trasformazione segnò un passaggio verso un sound più sperimentale, con arrangiamenti che incorporavano elementi di “toy-town whimsy” (capriccio giocoso) e influenze jazz-rock.
Il loro primo album completo, Outward Bown (1968), pubblicato su Music Factory e Verve Forecast, rifletteva questa evoluzione
Includeva brani come “Toyland” e una cover di “All Along the Watchtower” di Bob Dylan, che si dice abbia ispirato direttamente l’arrangiamento di Jimi Hendrix. La band apparve su Top Gear della BBC e, nell’agosto 1968, su Top of the Pops, eseguendo il singolo “We Can Help You”. Il brano raggiunse la posizione numero 26 nelle classifiche britanniche, ma uno sciopero della fabbrica di stampa della MGM interruppe la produzione del disco, impedendo un ulteriore successo.
Nel 1969 il passaggio alla Deram Records, una sussidiaria della Decca
Viene pubblicato un secondo album omonimo, The Alan Bown!. Proprio durante le registrazioni, Jess Roden decise di lasciare il gruppo per perseguire altri progetti, tra cui la formazione dei Bronco. Alan Bown reclutò allora Robert Palmer, un giovane cantante dal talento straordinario, che ri-registrò le parti vocali dell’album prima della sua uscita nel Regno Unito (negli Stati Uniti, invece, fu distribuita la versione con le voci di Roden). Il singolo “Still as Stone” ottenne un modesto successo, ma il gruppo continuò a essere più apprezzato dal vivo che nelle vendite.
Nel 1970 The Alan Bown Set firmò con la Island Records, un’etichetta nota per il suo supporto al rock progressivo e alternativo
Pubblicarono Listen, un album che vedeva ancora Robert Palmer alla voce, ma poco dopo la sua uscita Palmer lasciò il gruppo per unirsi ai Vinegar Joe e intraprendere una carriera solista di successo. Gordon Neville prese il suo posto, ri-registrando le parti vocali di Listen. Nello stesso anno, il sassofonista Mel Collins si unì temporaneamente alla formazione, portando con sé un’esperienza che avrebbe poi arricchito gruppi come i King Crimson.
L’ultimo album della band, Stretching Out (1971), fu un’opera ambiziosa che combinava elementi di jazz-rock e progressive
Brani come “Turning Point” e la title track mostravano una maturità musicale notevole, ma i cambiamenti nella formazione continuarono a destabilizzare il gruppo. Dougie Thomson sostituì Stan Haldane al basso, e Derek Griffiths prese il posto di Tony Catchpole alla chitarra. Questa lineup durò fino al febbraio 1972.

Lo scioglimento di The Alan Bown Set
Nel 1972, dopo un ultimo tentativo di riformare il gruppo con nuovi membri – tra cui Dave Lawson (tastiere), Tony Dangerfield (basso) e Pete Goodall (chitarra) – Alan Bown decise di sciogliere la band definitivamente a luglio, dopo un tour importante. Stanco delle difficoltà gestionali e della mancanza di un successo commerciale stabile, Bown si ritirò dalla scena musicale attiva per lavorare come A&R manager presso la CBS Records. Successivamente, si unì brevemente ai Jonesy, un’altra band progressive.
The Alan Bown Set/The Alan Bown! non raggiunse mai la fama di gruppi contemporanei come i Beatles o i Rolling Stones, ma il suo impatto è evidente nelle carriere dei suoi ex membri. John Helliwell e Dougie Thomson divennero colonne portanti dei Supertramp, contribuendo al loro successo mondiale negli anni ’70 e ’80. Robert Palmer si affermò come una star internazionale con una carriera solista di grande rilievo fino alla sua prematura scomparsa nel 2003. Jess Roden, Mel Collins e Jeff Bannister (che in seguito si unì agli Swinging Blue Jeans) continuarono a lasciare il segno in vari progetti musicali.
Il loro stile musicale
Il sound di The Alan Bown Set era caratterizzato da una sezione fiati potente (tromba e sassofono), tastiere prominenti e un ritmo energico che fondeva influenze jazz, blues e soul. Con il passaggio alla psichedelia e al rock progressivo, il gruppo ampliò il proprio spettro sonoro, sperimentando con strutture complesse e atmosfere evocative. Sebbene il successo commerciale fosse limitato, la loro musica influenzò la scena underground britannica e contribuì a gettare le basi per generi come il jazz-rock e il progressive.
Nonostante le difficoltà nel trovare una stabilità duratura, la band ha prodotto una discografia di qualità e ha lanciato carriere di artisti che hanno segnato la storia del rock. La loro eredità vive non solo nei loro dischi, ma anche nell’impatto che i suoi membri hanno avuto su band successive, rendendoli una presenza significativa, seppur sottovalutata, nel ricco panorama della musica britannica del XX secolo.