Woodstock è stato il più grande festival del rock. Nella sua seconda giornata ha portato sul palco alcuni dei nomi più importanti di tutti i tempi. Oggi parliamo dei Grateful Dead, la band più lisergica di tutti i tempi.
Fammi suonare con te
Come nascono i Grateful Dead? Bob Weir conobbe Jerry Garcia nel retro di un negozio. Stava suonando il banjo insieme a Ron McKernan e Bob, giovanissimo, si unì a loro. Non ci volle molto per mettere su una band che ha cambiato la storia della musica. Dopo alcuni concerti in una caffetteria nella zona di Palo Alto, la band decise di suonare blues elettrico e rock, evolvendosi nei Warlocks con l’aggiunta del batterista Bill Kretuzmann e di un bassista di nome Phil Lesh.
Pochi mesi dopo la formazione dei The Warlocks, il gruppo cambiò nome in Grateful Dead e tutto cambiò
Il suono si fece lisergico e psichedelico, le performance iniziarono a dilatarsi, portandoli a suonare brani anche per venti o trenta minuti consecutivi. Si sviluppò così la loro capacità di improvvisare, che ha davvero del leggendario.
Ne vuoi un po’?
Ormai noti, si fecero notare durante i concerti degli acid test di Ken Kesey, che se ne andava in giro per gli Stati Uniti con un pulman che andava a LSD. Ed ecco che arrivarono anche i concerti più importanti, quelli con i Jefferson Airplain, i Quicksilver Messenger e i Big Brother di Janis Joplin. Il pubblico poteva ballare anche tutta la notte, e lo sapeva bene. Così come lo sapevano bene anche Jerry Garcia e compagni che ormai avevano un seguito molto numeroso.
Registrarono anche un disco, nel 1967
Il titolo, Grateful Dead, cercava di portare sul vinile il fenomeno band che si poteva vedere dal vivo, ma è molto difficile mettere su un paio di tracce che diano l’impressione di un concerto e guadagnarci dei soldi. Infatti fu un successo, certo, ma ascoltandolo è difficile immaginarsi cosa potesse essere vivere un loro live. L’album ebbe poco impatto al di fuori di San Francisco, dove la band fece un tour inesorabile per tutto il 1967, inclusa un’apparizione al Monterey International Pop Festival.
Lungo la strada, presero un secondo batterista, Mickey Hart, e il tastierista d’avanguardia Tom Constanten si unì a loro alla fine del 1968.
Il secondo album dei Grateful Dead, Anthem Of The Sun, fu pubblicato nel 1968
Nel 1969, i Dead divennero popolari nel circuito dei tour americani e pubblicarono il loro terzo album, Aoxomoxoa. Rispetto al disco precedente, le canzoni sono più corte ma la sperimentazione psichedelica era ancora in pieno vigore.
La performance
Ormai i Grateful Dead avevano cominciato ad accumulare un seguito fanatico (in seguito noto come Dead Heads), e la loro popolarità li rese una presenza scontata in quel di Woodstock. Ma c’è sempre un ma. Ormai lo avrete capito.
Non parliamo di droghe, alcol e altro, tanto quello era all’ordine del giorno. Anzi, memorabile fu una dichiarazione di Bob Weir, a proposito:
Non è che fossimo così bravi… È che quando vedi che il manico della tua chitarra diventa un serpente che vuole morderti, sei obbligato a trovare modi alternativi per suonarla. E funzionava!”
Già prima di salire sul palco Owsley “Bear” Stanley (che se non sapete chi è, andatevelo a cercare: uno da conoscere), gli disse che l’impianto era devastato dalla pioggia e dall’uso continuo da quasi 48 ore, ma ai Dead che gliene fregava? Loro erano strafatti.
In effetti però c’era il rischio di morire fulminati. L’impianto, bagnato dal diluvio e sotto qualche centimetro di fango, era al collasso e Weir, che faceva anche da cantante, si becco una bella scossa appena avvicinò la bocca al microfono. La messa a terra era saltata e indubbiamente non c’era un impianto salvavita. E comunque nessuno avrebbe pensato di metterlo.
Il primo brano fu Saint Stephen, dal loro ultimo album, ma non riuscirono a finirla perché era una scossa dopo l’altra. Però il mestiere si fa vedere e virano, senza soluzione di continuità, verso Mama Tried, un pezzo di Merle Haggard che servì per evitare di finire male la canzone con cui avevano iniziato.
A questo punto ci fu la confusione totale
I vari membri dei Dead si impegnarono in una conversazione piuttosto accesa con i tecnici per sapere come e quando avrebbero risolto il problema, per poi ributtarsi nella musica con Dark Star, pubblicata l’anno precedente. Il brano era una scusa per improvvisare ma la situazione schifosa in cui si trovavano non gli lasciò molta scelta, e dovettero lasciar perdere perché il pubblico non era preso bene come al solito. Di nuovo virarono verso un altro brano, per chiudere senza problemi.
Chiusero il loro set di quaranta minuti con una lunghissima improvvisazione su un brano di Ron McKernan. Ma ormai il danno era stato fatto e quindi decisero di non farsi pubblicare in nulla di tutto ciò che sarebbe uscito in futuro a nome Woodstock. Ovviamente il mito dei Grateful Dead non morì lì, anzi.
I Dead Head crebbero sempre di più e Jerry Garcia e soci si fecero sempre più un nome altisonante
Continuarono a pubblicare dischi (sempre più pop, francamente) di successo e fu solo con la morte di Jerry che i Greatful sciolsero il loro legame. Non sempre un mega concerto può essere un trampolino di lancio, lo abbiamo visto per molti altri artisti che si sono esibiti; sicuramente per alcuni è stata una conferma, anche se la performance è stata zoppa.