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Olofonia: la tecnica che ricostruisce un’immagine tridimensioanle del suono

Paul McCartney in studio

L’olofonia, o la percezione della localizzazione spaziale del suono, è un aspetto importante nella registrazione e nella produzione musicale. Molti musicisti e produttori hanno sfruttato questa capacità naturale dell’orecchio umano per creare esperienze sonore più coinvolgenti e realistiche.

La definizione

L’olofonia è una tecnica di registrazione e riproduzione sonora eseguita tramite uno speciale microfono denominato olofono che permette di riprodurre un suono in modo simile a come viene percepito dall’apparato uditivo umano: il suono non si percepisce più sui padiglioni delle cuffie o nell’arco stereofonico classico, ma addirittura fuori dalla testa, quasi nelle esatte coordinate spaziali di registrazione. Questa innovativa tecnologia è nata in Italia agli inizi del 1980.

Il termine “olofonia” si riferisce alla capacità di percepire la direzione e la posizione di una sorgente sonora nell’ambiente tramite l’udito. Questo concetto è strettamente legato alla capacità naturale dell’orecchio umano di localizzare le fonti sonore nello spazio circostante.

Il nostro sistema uditivo è in grado di individuare la provenienza del suono grazie a diversi meccanismi, tra cui:

  1. Differenze temporali: il suono raggiunge l’orecchio più vicino alla sorgente prima di raggiungere l’altro. Questa differenza temporale fornisce informazioni sulla direzione del suono.
  2. Differenze di intensità: il suono appare più forte nell’orecchio più vicino alla sorgente rispetto all’orecchio più lontano. Questa differenza di intensità aiuta a determinare la posizione della sorgente sonora.
  3. Differenze di frequenza: le caratteristiche timbriche del suono possono essere leggermente alterate in base alla posizione della sorgente rispetto all’ascoltatore. Questo fenomeno, noto come “effetto di risonanza del condotto uditivo”, può fornire indicazioni sulla direzione del suono.

La capacità dell’essere umano di percepire l’olofonia è fondamentale per la localizzazione spaziale del suono nell’ambiente circostante

Questo concetto è stato applicato in vari campi, inclusi la tecnologia audio e la produzione musicale, per creare effetti di spazializzazione sonora più realistici e coinvolgenti, come ad esempio nelle registrazioni binaurali o nei sistemi di diffusione audio multicanale come il surround sound.

Ecco alcuni esempi di artisti e band che hanno utilizzato tecniche di olofonia nella loro musica:

  1. Paul McCartney: anche l’ex bassista dei Beatles ha utilizzato questa tecnica per realizzare “Pipes of Peace” nel 1983.
  2. Pink Floyd: questa leggendaria band ha sfruttato appieno le possibilità della tecnologia di registrazione stereo per creare paesaggi sonori complessi e spaziali nei loro album, come ad esempio in “The Final Cut” nrl 1983.
  3. Roger Waters: il grande genio creativo dei Pink Floyd ha utilizzato l’olofonia per realizzare “The Pros and Cons of Hitchhiking” (1984).
  4. Lady Gaga: anche la cantautrice italo americana ha sperimentato l’olofonia (nel disco Artopop del 2013)
  5. Tokio Hotel: anch’essi la hanno utilizzata nel disco del 2009 “Umanoid

— Onda Musicale

Tags: Paul McCartney, Pink Floyd, Roger Waters, The Beatles, Lady Gaga
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