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Riverside: il vento dell’Est soffia in tempi dispari

Riverside

Oltre la Cortina di Ferro

Negli anni ‘80, in piena Guerra Fredda e con il Muro di Berlino ancora integro, i gruppi musicali che potevano permettersi di esibirsi oltre la Cortina di Ferro erano davvero pochissimi, frenati da motivi sia politici che logistici (non era semplicissimo trasportare produzioni musicali di un certo peso, senza subire accurati controlli al confine tra Germania Ovest e Est).

Il 27 Luglio 1986 è una data di svolta nella Storia della Musica: durante il loro famoso “Magic Tour” i Queen furono il primo grande gruppo occidentale ad esibirsi oltre la Cortina di Ferro, in Ungheria, all’epoca sotto il regime comunista.

Il concerto si tenne al Népstadion (oggi noto come Puskás Aréna), davanti a circa 80.000 persone

Questo evento fu un simbolo di apertura culturale e politica, poiché l’Ungheria stava iniziando a vivere i primi segni di un cambiamento verso una maggiore liberalizzazione. Il concerto divenne anche un momento storico per la musica rock, rappresentando una sorta di “portale” tra il mondo occidentale e quello sovietico. La performance dei Queen a Budapest è spesso ricordata come un’importante tappa di un’epoca che stava per concludersi con la fine della Guerra Fredda.

Ritorno al futuro

Quasi un ventennio più tardi, 4 ragazzi polacchi danno vita ad uno dei progetti più longevi e di successo nel panorama musicale Europeo, in particolare in ambito progressive. Stiamo parlando dei Riverside, band dal sound potente e preciso, dove i tecnicismi sono spesso al servizio della melodia e mai fine a se stessi: è il vento dell’est che soffia in tempi dispari sullo spartito europeo occidentale.

Il 27 Ottobre 2001, l’incontro tra il chitarrista Piotr Grudziński e il batterista Piotr Kozieradzki, entrambi con esperienze heavy metal alle spalle, ma con la passione per il rock progressivo, si rivela decisivo: alla fine di quell’anno si aggiunge al duo il tastierista Jacek Melnicki, presentando loro anche il cantante e bassista Mariusz Duda.

Con la line-up al completo, il quartetto è pronto a spiegare le vele verso Occidente oltre che in Madre Patria. ll 15 marzo 2003 viene pubblicata una demo in una tiratura limitata a 300 copie, anticamera di quello che sarebbe poi diventato il primo album ufficiale, Out of Myself. Nel frattempo, la band rimane orfana di Melnicki per ragioni personali, successivamente sostituito da Michał Łapaj il 4 dicembre.

Love, Fear and the Time Machine

Facendo un salto di quasi 12 anni, il sesto album della band abbandona le sonorità più heavy dei precedenti cinque, addentrandosi in territori più intimisti strizzando l’occhio sia alle atmosfere dei primi Pink Floyd (soprattutto quelli di The Piper at the Gates of Dawn e A Saucerful of Secrets), sia ad alcune digressioni più moderne di stampo Porcupine Tree/Steven Wilson, in particolare quelli come Signify e Stupid Dream.

Il sound dei Riverside in questo album si caratterizza quindi per una fusione di elementi psichedelici, progressive e atmosferici

Sin dalla prima traccia si apprezza l’uso di effetti sonori spaziali, lunghi passaggi strumentali e una sensazione di naufragio emotivo, per poi esplodere in un intreccio di riff di chitarra e hammond evocando da subito la sensazione di viaggio interiore e riflessione esistenziale, temi cari ai Pink Floyd.

Under the pillow è un brano costruito magistralmente su un riff di chitarra pulito e ricco di chorus e delay. Fa sorridere che si discosti dai tempi propriamente dispari del rock progressivo, segno evidente che non è propriamente un genere, ma un’idea, un concetto, un modo per esprimere se stessi in più modi. #Addicted dimostra che i ragazzi non hanno dimenticato come si mena pesante, mentre Caterpillar and the Barbed wire è una perla dispersa all’interno di tanta varietà sonora.

Saturate me è forse il brano più articolato dell’intero platter, la coda a 4:40’’ è maestosa, in cui si intrecciano soli di synth e chitarra sorretti dal grande lavoro martellante del basso. Proprio come nei lavori più psichedelici dei Pink Floyd, l’album dei Riverside è caratterizzato da tempi dilatati e momenti di grande introspezione, che ricordano Wish You Were Here e The Dark Side of the Moon, soprattutto nelle tracce più calme e meditative.

Ne sono un esempio Afloat e Time travellers

Pur mantenendo un forte legame con il prog classico, l’album sfocia in episodi dai suoni più elettronici, minimalisti e atmosferici, simili a quelli che si possono apprezzare in Deadwing o Fear of a Blank Planet dei Porcupine Tree, soprattutto nelle ultime tracce Discard your fear, Towards the blue horizon e Found (The Unexpected Flaw of Searching).

Da segnalare solo nell’edizione in Vinile, la traccia bonus Promise

Love, Fear and the Time Machine è un in definitiva un album che proietta i Riverside in una nuova dimensione, con lunghe suite che esplorano temi complessi e sviluppano atmosfere in continua evoluzione, alternando passaggi di grande intensità a momenti più sognanti e contemplativi, creando un’esperienza sonora molto coinvolgente e ricca di sfumature.

  • Voto: 4/5
  • Genere: Rock progressivo
  • Etichetta: Inside Out Music
  • Anno di pubblicazione: 2015

— Onda Musicale

Tags: Pink Floyd, Queen, Wish You Were Here, The Dark Side of the Moon, Porcupine Tree
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