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Questi 15 vinili non possono assolutamente mancare in una collezione

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Il vinile (detto anche disco a micro solco) è un supporto per la memorizzazione e la riproduzione analogica di tracce sonore che prende il nome dal materiale con cui è realizzato.

Nato negli anni ’50, ha avuto il suo momento di gloria fino agli anni ’70 quando ha iniziato ad essere sostituito dalle musicassette e successivamente dai CD. Intorno agli anni ’90 smette di essere prodotto per il grande pubblico. Tuttavia, dai primi anni 2000 torna in auge e nel decennio successivo torna ad essere un prodotto d’élite, largamente acquistato (e cercato) da collezionisti in quanto ha un suono particolare rispetto ai dispositivi digitali diffusi in commercio.

Per essere riprodotto è necessario utilizzare un giradischi, ovvero un dispositivo elettrico sul quale viene posizionato il disco in vinile, il quale deve essere dotato di una puntina che, scorrendo sui solchi del disco ne permette la riproduzione. Il giradischi va collegato ad un amplificatore che diffonde la musica attraverso le casse (o diffusori).

I vinili sono un prodotto ambito dai collezionisti anche perché ne sono esistono diversi in versione limited edition che sono molto richiesti dai collezionisti. Esiste anche un ricco mercato di vendita/scambio sia a fiere che sul web. I sostenitori del vinile sostengono la bellezza della leggera imperfezione del suono con quel tipico fruscio che rende “magico” l’ascolto, unitamente ad una componente “rituale” legata al tenere in mano la copertina e al girare il disco a metà ascolto sull’altro lato.

Di seguito vi proponiamo quali sono i dischi in vinile che (secondo noi) non possono mancare in una collezione. 

1. The Dark Side Of The Moon dei Pink Floyd, del 1973. Senz’altro uno degli album più celebri della storia della musica, sicuramente il lavoro che meglio identifica, anche grazie alla copertina, il quartetto britannico. Pur non essendo quel che si definisce un disco “facile”, Dark Side of the Moon è un capolavoro che ha fatto numeri ragguardevoli anche commercialmente parlando: si calcolano 943 settimane totali dell’album nella Billboard 200 statunitense – che equivalgono a ben 18 anni totali in classifica – di cui 741 consecutive. “The Dark Side of the Moon” era un’istanza di empatia politica, filosofica e umanitaria che chiedeva disperatamente di venir fuori. Parola di Roger Waters.

2. “In The Coourt of Crimson Kingdei King Crimson. E’ del 1969,ma con un sound ancora così moderno da lasciarti senza parole con quella copertina choc dipinta dal povero Barry Godber, morto poco dopo a 23 anni. Mai un disco d’esordio fu così folgorante: la chitarra di Robert Fripp, la voce di cristallo di Greg Lake e i fiati di Ian McDonald scolpiscono un capolavoro del progressive rock. Dall’incipit al napalm di ’21st schizoid man’ alla dolcezza infinita di ‘I talk to the wind’. 

3. “Double Fantasy” di John Lennon. Certo, vi aspettavate un album dei Beatles, ma per spiazzarvi un po’ ecco il disco-testamento di John Lennon. Un album bello e struggente dai mille significati: arrivava dopo un silenzio di 5 anni, spesi a occuparsi del figlio Sean: uscì il 17 novembre del 1980 e poche settimane dopo l’ex Beatles fu ammazzato a revolverate da quel folle di Mark Chapman al quale aveva appena autografato una copia di ‘Double fantasy‘. (leggi l’articolo) E dire che l’hit, assieme a ‘Woman‘, era Just like starting over’, ricominciare da capo. 

4. “Grace” di Jeff Buckley. L’album dell’eterno rimpianto, così bello da mettersi a piangere, soprattutto pensando che il ragazzo non ne avrebbe incisi altri, perché il povero Jeff morì poco dopo annegato nel Mississippi (leggi l’articolo) e i successivi dischi sono postumi, quindi necessariamente imperfetti. Un debutto spettacolare, un acrobata che senza paura cammina sul filo del rock distribuendo gioielli purissimi: ‘Eternal life’, ‘Grace’, ‘The last goodbye’ e una celestiale cover di ‘Hallelujah’ di Leonard Cohen.

5. Thriller di Michael Jackson uscito nel 1982, contiene il singolo omonimo che ha dato al cantautore la fama a livello mondiale. È il disco più venduto ogni anno nella settimana di Halloween. (leggi l’articolo)

6. Sticky Fingers dei The Rolling Stones, uscito nel 1971. Pur essendo uno dei loro migliori album non ebbe un’accoglienza entusiasmante, nonostante contenga al suo interno tracce come “Brown Sugar” e “Wild Horses”.

7. War degli U2, uscito nel 1982. Un vinile fresco e severo al tempo stesso. Contiene come traccia iniziale la celeberrima “Sunday Bloody Sunday” e il singolo “New Year’s Day”. Non può di certo mancare in una collezione. 

8. Nevermind dei Nirvana. La copertina è iconica già di per sé, con quel bambino che nuota per raggiungere una banconota da un dollaro. Sembra una scelta quasi scontata ma ha fatto la storia della musica con i brani “Smells Like Teen Spirit” e “Lithium”.

9.” Led Zeppelin IV dei led Zeppelin. L’8 novembre del 1971 usciva il quarto album dei Led Zeppelin: si tratta di un disco senza titolo, senza immagini della band e addirittura che non ne riporta neanche il nome; nemmeno i Beatles, col White Album di pochi anni prima, avevano osato tanto.

10. “Appetite for Desctruction dei Gun N’Roses. Si tratta del loro primo disco da studio, pubblicato nel 1987 e considerato da molti il loro maggior successo. È uno dei dischi più importanti della storia della musica nonché uno dei primi a lanciare il genere Sleaze Metal (che è una variante più cattiva dell’hair/pop metal), genere nel quale i Guns ‘n Roses sono riconosciuti come esponenti fra i più importanti al mondo.

11. Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band dei Beatles. La rivista Rolling Stone lo ha inserito al primo posto della lista dei 500 migliori album di sempre. Uscito in Inghilterra il primo giugno del 1967, è l’opera più ambiziosa e riuscita dei Beatles, l’album che coniuga alla perfezione la quintessesenza del pop e un’urgenza creativa che che sfocia nella sperimentazione più ardita, lo studio non è più il luogo dove si registrano voci e strumenti ma diventa esso stesso un mezzo per esplorare nuovi territori sonori. Anche in questo caso ci troviamo di fronte ad una copertina che potrebbe essere un quadro, una geniale idea pop che molto ha contribuito a rendere Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band un disco immortale. (leggi l’articolo)

12. Creuza de ma di Fabrizio De Andrè. Anno 1984. Provate, per un momento, a immaginare il panorama musicale internazionale del momento: Queen, U2, AC/DC, Van Halen, Bon Jovi, Talk Talk, Dire Straits. I pochi nomi che abbiamo elencato sono – banalmente – accomunati dal fatto di cantare in lingua inglese. Già il cantare nella propria lingua sarebbe un discostarsi da questa sorta di regola, ma il cantare in “dialetto genovese” apparirebbe come una scelta totalmente controcorrente. Potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio; un azzardo, con un’elevata probabilità di trasformarsi in sonoro flop. Oppure in grandioso successo.

13. Making Movies dei Dire Straits. Making Movies è il terzo album dei Dire Straits registrato nel giugno 1980 ai Power Station di New York. Con oltre 8 milioni di copie vendute, di cui oltre 1.000.000 di copie in Italia dove raggiunge la prima posizione (mantenendola per 14 settimane), è il primo disco dei Dire Straits a raggiungere le vette delle classifiche mondiali.

14. The Doors dei Doors. (leggi l’articolo“If the doors of perception were cleansed, everything would appear to man as it truly is, infinite” scriveva il poeta, pittore ed incisore inglese William Blake. Una mente decisamente fuori dal comune la cui genialità fu la scintilla per quattro ragazzi universitari americani “capitanati” da un istrionico studente di cinema. I quattro ragazzi erano il tastierista Ray Manzarek, il chitarrista Robby Krieger (aveva suonato flamenco e la chitarra classica fino a pochi mesi prima d’imbracciare la fida Gibson SG), il batterista John Densmore ed il cantante Jim Morrison. In una parola erano i Doors! 

15. Aqualung dei Jethro Tull. (leggi l’articolo)  Siamo nell’Inghilterra del 1971 ed il nome dei Jethro Tull, guidati dall’eccentrico polistrumentista Ian Anderson, è ben noto nella scena musicale britannica grazie ad album come “This Was”“Stand Up” e “Benefit”. Giunti al loro quarto album, tra i più importanti dischi del prog oltre che della band, i Tull pubblicano una sorta di “involontario concept” in cui protagonista è uno sfortunato senzatetto alle prese con la società e la religione. 

— Onda Musicale

Tags: Jethro Tull/King Crimson/Aqualung/The Rolling Stones/Fabrizio De Andrè/Roger Waters/The Dark Side of the Moon/The Beatles/Michael Jackson
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