Un ambizioso progetto che vede coinvolti la triade campana della casa editrice HOEPLI: Michelangelo Iossa (MI), Carmine Aymone (CA) e Donato Zoppo (DO).
Siamo fatti di storie.
«Non sei fregato veramente finché hai da parte una buona storia, e qualcuno a cui raccontarla». Questa è la citazione di Danny Boodman T.D. Lemon Novecento presente nel film “La leggenda del pianista sull’oceano”, tratto dal monologo “Novecento” di Alessandro Baricco. Un messaggio semplice e preciso. Due sono i protagonisti delle nostre storie: chi racconta e chi ascolta. Senza questi due vettori, ogni tipo di storia non può né prendere forma né esistere. Da qui, l’innata esigenza di “raccontare” chi siamo e da dove veniamo, per identificarci nel mondo, per farci riconoscere, per farci capire, per connetterci agli altri.
La musica è fatta di storie.
La musica comprende tutti i tipi di storie: sogni che si realizzano, favole vissute appieno, rivoluzioni che cambiano il mondo; ma anche tragedie inevitabili, occasioni perse, treni che non passano più. Questo perché ogni artista si espone a tutti i rischi della vita, soprattutto dopo che decide di mettere in gioco se stesso e la propria vulnerabilità. Molto spesso, però, capita che sia il caso a decidere le sorti del proprio destino. Proprio come è successo a me: il caso ha voluto che una serie di fortunate coincidenze – miste ad una sana determinazione – stravolgessero la vita di un semplice musicista appassionato di biografie musicali.
L’incontro con gli scrittori.
Tramite una cara amica – Viola Bufano – ho conosciuto Donato Zoppo, uno scrittore e conduttore radiofonico che lavora nel beneventano. Il primo lockdown mi ha permesso – tramite i social – di poterlo seguire e conoscerlo virtualmente, finché non ho partecipato al suo corso “Comunicare con la musica”, tenutosi prima online e, poi, quando è stato possibile, all’accademia musicale Lizard di Benevento. Il suo libro Il nostro caro Lucio. Storia, canzoni e segreti di un gigante della musica italiana (Hoepli 2019), era già in mio possesso. Incuriosito dalla collana Storia della canzone italiana / i protagonisti – egregiamente diretta da Ezio Guaitamacchi – ho acquistato sia il libro di Michelangelo Iossa – Rino Gaetano: Sotto un cielo sempre più blu (Hoepli, 2021) – che quello di Carmine Aymone – Yes I Know…Pino Daniele. Tra pazzia e blues: storia di un Masaniello newpolitano (Hoepli, 2020). Una volta letti, sono venuto a conoscenza di altre “storie”: non solo i tre scrittori hanno collaborato – chi più chi meno – tra di loro, ma vengo anche a scoprire che Michelangelo Iossa e Carmine Aymone sono gli ideatori e i direttori della mostra Rock! che si tiene al Palazzo delle Arti di Napoli (PAN). In più, Michelangelo Iossa ha scritto la prefazione del libro Something. Il 1969 dei Beatles e una canzone leggendaria (GM Press, 2019) di Donato Zoppo. Insomma, scopro di essermi imbattuto in tre buoni amici, oltre che affiatati colleghi di lavoro. Questa inaspettata connessione ha dato origine al progetto MI-CA-DO.
L’ambizioso progetto.
Il progetto MI-CA-DO è un progetto che mira a ridurre sensibilmente la distanza fra il singolo lettore e la grande editoria, attraverso il mezzo di comunicazione più potente del mondo: la musica. Le “storie”, rispettivamente, di Rino Gaetano, Pino Daniele e Lucio Battisti rivivono attraverso una “triade”, che esprime una perfetta armonia non solo tra gli stessi protagonisti della canzone italiana, ma anche tra le “penne” che contribuiscono a rendere ancora più “solida” la loro musica, dando la possibilità ad ogni singolo lettore di emozionarsi nella lettura, scoprendo, pagina dopo pagina, le composizioni più belle del ricco e variegato cantautorato italiano (che non ha nulla da invidiare al mondo intero).
«Il futuro della musica è nello storytelling».
Riconoscendo che il format dello storytelling non sia affatto una novità nel panorama musicale (tantissimi sono i storyteller che hanno arricchito – e arricchiscono tutt’ora – l’ambiente culturale in Italia), sono fermamente convinto che tale format sia la strada giusta per il futuro musicale in Italia. La musica ha bisogno di storie così come le storie hanno bisogno di musica. Con una percezione, ormai, “liquida” della musica, è sempre più debole la conoscenza delle storie che si celano dietro ogni canzone, ogni album, ogni artista. Questo atteggiamento sta incessantemente indebolendo la forza culturale italiana, dando vita, purtroppo, a stereotipi musicali sempre più banali e superficiali.
«Together we stand, divided we fall».
Nonostante tutto, ci sono rassicuranti segnali di ripresa: la pandemia ha ravvicinato le persone ai libri. Ora, bisogna far sì che la cultura diventi – e resti nel tempo – una parte attiva della nostra quotidianità. Bisogna, insomma, tornare ad essere curiosi, proprio come i bambini che si meravigliano ad ogni nuova scoperta della loro vita. Personalmente, sogno un mondo in cui l’odio e la competizione lascino il posto allo stupore e alla meraviglia. Pura utopia, senza dubbio. Ma guai a smettere di crederci. L’augurio più grande che possa fare al futuro musicale in Italia è che la musica si riappropri della bellezza delle proprie storie, che le persone abbiano i giusti mezzi per poterle esprimere correttamente, e che tali storie riescano a connettere sempre più persone tra di loro. Come scrive Roger Waters in Hey You, «insieme ce la faremo, divisi falliremo».