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Listen, do you want to know a secret? Le 1000 domande sui Beatles dedicate a tutti i Beatlesiani – un incontro con Annamaria De Caroli

Fino a qualche tempo fa Annamaria De Caroli era un’illustre sconosciuta in campo letterario. Ed in effetti, è un’impiegata con qualifica di dirigente presso un Ente Pubblico.

Il fatto che si occupi di comunicazione istituzionale potrebbe averle facilitato il compito durante la stesura del primo libro a quiz sui Beatles mai pubblicato in Italia. Una novità assoluta per i Beatlesiani di tutte le età. Nonostante sia una absolute beginner, è riuscita a passare dalla porta principale dell’editoria con Listen, do you want to know a secret? un trivia book di oltre 1000 quiz, suddiviso in diversi capitoli, ciascuno con diversi gradi di difficoltà. Il libro è stato pubblicato da Arcana lo scorso mese di febbraio.

Abbiamo incontrato Annamaria pochi giorni fa a Roma, nel giardino infiorato di un parco cittadino. Ci ha raccontato i suoi Beatles, ma non solo. Una sorta di come eravamo quando i Beatles erano ancora agli esordi, ben lungi dal divenire il mito musicale per antonomasia.

E ci eravamo infatti chiesti, se dopo le tante interviste, i vari passaggi radiofonici come il Little Talk di Radio Freccia, o la partecipazione a Oggi è un altro giorno, il contenitore pomeridiano di Rai Uno, non fosse il caso di fare un altro tipo di intervista. Così è stato. Ne è venuta fuori una lettura più intima, nella quale l’autrice ha descritto cosa significava essere una fan dei Beatles negli anni Sessanta. Perché molti possono scrivere un libro su un qualunque argomento dopo esserselo studiato per bene. Ma un conto è riportare, un conto esserci stati: come nel caso di Annamaria De Caroli.      

Annamaria, che effetto fa essere una testimone della Storia? 

Non ho scritto il libro con questa intenzione ma, in effetti, oggi posso affermare di essere stata una testimone oculare di un fenomeno in fase di incubazione: la Beatlemania, un fenomeno che le nuove generazioni hanno prima amato, poi studiato e infine interiorizzato, spesso solo attraverso il racconto di un racconto da parte di chi quel momento non l’aveva vissuto. Io ho iniziato ad amare i Beatles nel 1963, ad otto anni, dopo aver ascoltato Please, please me. Anzi, Plis, plis mi [sottolinea Annamaria alzando il dito indice, n.d.a.] perché nessuno conosceva l’inglese. Parlare una lingua straniera era una sorta di concetto astratto in una famiglia italiana nel secondo dopoguerra. Almeno in una famiglia come la mia.

Ricordi chi acquistò quel disco?

Lo acquistò mia sorella, di cinque anni più grande di me, alla Standa di San Giovanni, il primo quartiere dove abbiamo abitato. I miei genitori erano napoletani, trasferiti a Roma per lavoro. Ci piacquero al punto di iniziare a ritagliare dai giornali qualsiasi cosa li riguardasse. E non pensate che fosse facile! Nei primi anni Sessanta in Italia sui Beatles si pubblicava ancora molto poco.

Cosa stavi facendo quando i Beatles vennero a Roma?

Per una circostanza davvero fortunata ero presente all’Adriano al concerto di domenica pomeriggio.

Descrivi il tuo ricordo..

Andammo al concerto con dei biglietti omaggio. Nostro padre lavorava in Polizia e sapendo della passione che le sue figlie nutrivano per questo complesso si fece dare dei biglietti “di servizio”. Ricordo che prendemmo l’autobus – lo facevamo sempre, mio padre non ha mai preso la patente – e arrivammo a Piazza Cavour dove c’era una confusione moderata (trattenuta da delle semplici transenne).  Da Monteverde, il quartiere dove nel frattempo ci eravamo trasferiti [Annamaria abita qui ancora oggi, n.d.a.] non incontrammo né il traffico né gli assembramenti che ci si potrebbe aspettare per un concerto rock.

Domenica 27 giugno 1965 – Roma, piazza Cavour: gente, divise e transenne davanti al Cinema Teatro Adriano

Una volta all’interno dell’Adriano prendemmo posto in avanti, lievemente spostati sulla destra. Ricordo che con i miei dieci anni probabilmente ero la spettatrice più giovane. E poi che l’Adriano non era pieno come ci si sarebbe aspettato: il fenomeno-Beatles sarebbe arrivato in Italia molto più tardi. E a distanza di tempo, posso capire (non giustificare!) i dirigenti Rai che in quel momento rinunciarono a coprire l’evento. Bisogna saper riconoscere che nell’Italia del 1965, i Beatles non erano poi così famosi.

Cosa voleva dire avere 10-12 anni ed ascoltare la musica Pop?

Per la nostra generazione la musica rock o pop, la musica in generale, non era una cosa di contorno mentre si faceva anche altro. Non era un riempitivo: era un’attività che attirava tutta la nostra attenzione, un rituale, fatto anche di gesti fisici (girare il vinile, mettere la puntina sulla canzone preferita….), era un qualcosa al centro della nostra esistenza, imprescindibile. Oggi le nuove generazioni non si “dedicano” all’ascolto, un quindicenne non invita il compagno di banco ad andare a casa sua per sentire un nuovo disco.   

La collezione dei Quarantacinque di Annamaria De Caroli
Qual è stato il primo LP dei Beatles che hai acquistato?

A dire la verità, li abbiamo acquistati tutti, spesso nello stesso giorno di uscita.

Gli LP “vintage”. Il secondo in alto da sinistra, “I favolosi BEATLES”, è il sogno proibito di ogni collezionista americano
Qual è il tuo album preferito?

Il mio disco preferito è certamente Revolver.

Vorremmo andare avanti ma non resistiamo a chiederle qualcosa in più sul concerto di Roma

Ho ricordi abbastanza confusi – riprende Annamaria – e temo di fare confusione tra ciò che ho visto veramente e ciò che ho appreso dai libri. Ricordo Peppino di Capri e gli altri italiani [dice proprio così, n.d.a.] ma non riesco ad individuare altro. Sai una cosa? Ricordo meglio il concerto dei Rolling Stones o quello degli Who, visti a 12 anni. Solo in seguito ho preso coscienza di aver preso parte ad un evento epocale.

Che effetto faceva sentire le canzoni dei Beatles alla radio nei giorni stessi dell’uscita dei dischi?

Considera che a casa avevamo poco più di un giradischi. C’era solo la RAI e Radio Lussemburgo, che si prendeva difficilmente [le prime radio private nascono nel 1976, n.d.a.]. Con gli amici andavamo da Consorti, il grande magazzino di dischi di via Giulio Cesare, e passavamo interi pomeriggi ad ascoltare la musica in cuffia. A casa ritagliavamo i testi delle canzoni da TV Sorrisi e Canzoni e li incollavamo su un quaderno con la Coccoina. Il nostro Beatle preferito era George. Io e mia sorella eravamo innamorate di lui. Forse per essere diverse dalla maggioranza che propendeva in modo schiacciante per il duo Lennon/McCartney, o forse perché era quello dall’aspetto più gentile e tenebroso. Ti racconto una cosa che ti chiedo di scrivere nell’articolo: mio padre era una persona straordinaria; immaginando che al telegiornale avrebbero trasmesso un servizio sul matrimonio di George con Pattie Boyd, rinunciò al suo imperdibile appuntamento serale con il TG1 per proteggerci da quel dispiacere. 

Rimanendo sul tema “fidanzate e matrimoni”, la domanda successiva sarebbe su Yoko Ono ma Annamaria blocca la questione sul nascere

Come leggerete nel libro, ho escluso qualsiasi quiz sulla seconda moglie di John Lennon. Posso dirti che considero Imagine una delle più belle canzoni che siano mai state scritte: sì, probabilmente fu Yoko Ono a ispirare Lennon. Tuttavia, nessuno può affermare che John non ne avrebbe scritte di migliori, anche senza la sua presenza. Considero chiusa la storia dei Beatles il 10 aprile 1970, [il giorno dello scioglimento ufficiale, n.d.a.], un vero shock per me, che all’epoca avevo 15 anni. Nonostante il mio giudizio negativo su Yoko Ono, non credo che la responsabilità del loro scioglimento sia da attribuire a lei. C’erano problemi economici, ma, soprattutto, ognuno di loro voleva essere anche altro, oltre a essere un Beatle. E ad esempio George Harrison si sentiva “subordinato”, a volte perfino escluso, rispetto alla coppia Lennon/McCartney. Lo si capisce benissimo guardando Get Back. Spesso George appare quasi ingelosito dalla complicità di John e Paul mentre suonano. Fateci caso, in alcune immagini sembrano una coppia di innamorati. È così, si scambiano sguardi proprio come fanno due amanti complici! Quel che a noi, dal di fuori, può apparire un’intesa creativa straordinaria, per George Harrison era una frustrazione perché si sentiva tagliato “fuori” da tutto questo. Un confronto certamente non più sostenibile per lui, che in quel momento aveva decine di canzoni (alcune straordinarie) che nessuno voleva nemmeno prendere in considerazione. Invece la magia era proprio nell’amalgama dei quattro, superiore alla somma dei singoli. Sai, secondo me il vero genio del gruppo era John, George quello che ha sperimentato di più dal punto di vista musicale, Ringo insostituibile e sottovalutato. Tuttavia, è quando ascolto Here, There and Everywhere [canzone scritta interamente da Paul, n.d.a.] che mi squaglio ogni volta!

Che cosa ti aspetti da questa fase della vita?

Sto per andare in pensione ma mi sento sempre più rock, perché il rock non è solo un tipo di musica, ma un vero è proprio stato d’animo. Anzi, è un modo di vivere la vita.

Il tuo libro vanta un cospicuo contributo di Julia Baird, la sorella di John Lennon. Puoi dirci di più sulla vostra amicizia?

L’ho conosciuta tre anni fa durante la Beatles Week [manifestazione che si tiene a Liverpool ogni ultima settimana di agosto, n.d.a.] ascoltando musica all’Alma de Cuba e siamo rimaste in contatto.

Liverpool, estate 2019: una birra per Annamaria e Julia all’Alma de Cuba

Pensa che avevamo organizzato tutto per filo e per segno, una bella serata-evento all’Auditorium di Roma: era tutto fissato per la prima settimana di marzo.. 2020! Quando si dice la sfortuna! Comunque, in questi due lunghissimi anni di pandemia ci siamo scambiate mail, saluti, auguri. Quando ho avuto l’idea di scrivere questo libro, ho deciso di donare tutti i proventi da autore in beneficenza a Strawberry Field ( www.strawberryfieldliverpool.com), il centro di Liverpool di cui è presidente Julia, e le ho chiesto di scrivere una introduzione per raccontare le attività sociali che qui vengono svolte per aiutare i giovani con difficoltà di apprendimento. Finalmente l’intera area è stata pienamente recuperata e oggi accoglie anche una installazione multimediale imperdibile per qualsiasi appassionato. E sono molto felice che l’edizione inglese del mio libro (in uscita nei prossimi giorni) sarà probabilmente venduto all’interno di Strawberry Field, forse il posto del mondo dove la presenza di John Lennon si avverte con una forza speciale!

Chester, primavera 2022: Julia Baird nella sua abitazione, mostra le copie del libro di Annamaria De Caroli

Grazie Annamaria, a nome di tutti i nostri lettori. Onda Musicale è frequentata da veri intenditori. Siamo sicuri che andranno subito a leggersi il capitolo di Listen, do you want to know a secret? con le domande più difficili, la sezione per i Beatles fan più esperti!

  
    

— Onda Musicale

Tags: Abbey Road, The Beatles, George Harrison, Imagine
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