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“Un nastro rosa a Abbey Road”. Il nuovo libro di Donato Zoppo

Il 1969 dei Beatles, il 1979 di Lucio Battisti: come una fine può decretare un nuovo inizio, così l’assenza può trasformarsi in essenza. La storia intrecciata di due capolavori musicali – “Something” e “Con il nastro rosa” – a cura di Donato Zoppo.

Un nastro rosa a Abbey Road. 1969-1979. In dieci anni possono accadere una moltitudine di avvenimenti, soprattutto se si tiene conto della costante rincorsa dell’uomo a realizzare un qualcosa che possa lasciare un segno, una macchia indelebile nel mondo, un attestato di esistenza. Tutti motivi validi per contrastare la caducità della vita e la limitatezza dell’esistenza.

Data la ciclicità degli eventi, le nostre azioni non possono ricevere il marchio di “unicità“. Ed è per questo che in dieci anni possono, anche, ripetersi le stesse cose. Ad esempio, che un sodalizio artistico possa dissolversi. Capita. Se poi capita – con le opportune e dovute distinzioni – ad artisti che hanno lasciato un segno indelebile nel mondo, allora non c’è troppo da meravigliarsi.

Un nastro rosa a Abbey Road. Il 1969 dei Beatles, il 1979 di Lucio Battisti” (link di acquisto), è il recente lavoro editoriale del giornalista Donato Zoppo. Un invito alla curiosità. Un invito a capire quanto il tempo sia relativo, quanto la distanza sia effimera: 1969-1979, Beatles-Battisti, Londra-Milano…mai così vicini. E la situazione si fa interessante fin da subito, con la prefazione di Alberto Fortis, un musicista con una storia artistica che ha incrociato sia il mondo beatlesiano, che quello battistiano. Insomma, un chiaro e limpido segnale, che invita ad entrare sempre di più nella faccenda.

“I don’t know” (Something, 1969)

«You’re asking me will my love grow / I don’t know, I don’t know» è il manifesto dell’incertezza dell’amore. George Harrison “sapeva di non sapere” (cit.). Proprio lui che ha passato una vita intera a cercare la vera essenza dell’amore, che sia carnale o spirituale non importa, insieme alla capacità di possedere il fuoco che accende il moto della scrittura, lo stimolo primordiale della composizione. Nonostante l’ingombrante binomio Lennon-McCartney, l’eclettico chitarrista ha avuto ben pochi rivali in questo. E ciò si evince non solo dal documentario “The Beatles: Get Back“, ma anche dalla scrittura precisa di un Donato Zoppo che, lasciando trapelare appena la sua enorme stima nei confronti del “Beatle tranquillo”, non eccede in eccessivi elogi o formalismi. Il risultato è una solida cornice attorno “Something”, la più bella canzone d’amore degli ultimi cinquant’anni. Il simbolo della fine degli anni Sessanta. Il brano che sancisce la maturità artistica di George Harrison.

“Something” colpisce per l’equilibrio tra le varie componenti, che si traduce in classicità immediata: se è vero che Lennon e McCartney sono stati la risposta inglese degli anni ’60 alle grandi firme della canzone moderna, da Cole Porter a Burt Bacharach, con “Something” George Harrison compete a pari merito.

Donato Zoppo, “Un nastro rosa a Abbey Road. Il 1969 dei Beatles, il 1979 di Lucio Battisti”
The Beatles – Something (Abbey Road, 1969).
“Lo scopriremo solo vivendo” (Con il nastro rosa, 1979)

«Chissà chissà chi sei / Chissà che sarai / Chissà che sarà di noi / Lo scopriremo solo vivendo» contiene una delle frasi più “gettonate” nel linguaggio comune: «lo scopriremo solo vivendo». Rassegnazione o stimolo? Dipende. Sta di fatto che questa frase è contenuta nel brano che chiude non solo “Una giornata uggiosa”, ma anche il produttivo sodalizio artistico tra Battisti e Mogol. Una chiusura che apre all’apertura, un dubbio che incita all’agire, una fine che traccia un nuovo percorso per il cantautore originario di Poggio Bustone (provincia di Rieti). “Con il nastro rosa” assume, quindi, un significato molto più profondo di quello che sembra, al di là della sua intrinseca bellezza.

Una giornata uggiosa” chiude un’epoca: Mogol e Battisti prendono altre strade. È il loro ultimo disco. Si è scritto e detto tantissimo sulla separazione, tanto silenziosa quanto chiacchierata; nessun comunicato stampa, niente dichiarazioni incrociate, prese di posizioni pubbliche, rivendicazioni. Molto semplicemente, i due si allontanano.

Donato Zoppo, “Un nastro rosa a Abbey Road. Il 1969 dei Beatles, il 1979 di Lucio Battisti”
Lucio Battisti – Con il nastro rosa (Una giornata uggiosa, 1979).
“Un nastro rosa a Abbey Road” (Donato Zoppo, 2022)

Un libro che traccia in maniera impeccabile il proprio percorso narrativo: difatti, la chiarezza di Donato Zoppo si esprime attraverso la rete delle connessioni tra Londra e Milano, tra Beatles e Battisti, tra “Something” e “Con il nastro rosa”. Due mondi così diversi tra loro, eppure così connessi, che si svelano pagina dopo pagina, finché non raggiungono lo stesso “asfalto” su cui poggiare gli occhi: “Con un nastro rosa ad Abbey Road” (Pacini Editore). Il tutto, impreziosito dalle ulteriori prefazioni di Michelangelo Iossa e Paolo Morlando, e dagli interventi di giornalisti discografici ed addetti ai lavori, quali Ernesto Assante, Maurizio Baiata, Massimo Bonelli, Gino Castaldo, Valerio Corzani, Rolando Giambelli, Mario Giammetti, Federico Guglielmi, Roberto Manfredi, Carla Ronga, John Vignola. Un libro che apre le porte socchiuse di un pezzo di storia musicale, contraddistinto da un intrigante decennio.

Non dimentichiamoci, infine, che Donato Zoppo è uno dei più autorevoli studiosi di Lucio Battisti in Italia. A tal proposito, lo abbiamo recentemente intervistato su OndaMusicale.

Da sinistra verso destra: Andrea Parente, Donato Zoppo e Michelangelo Iossa alla libreria IoCiSto di Napoli.
Donato Zoppo

Nato a Salerno nel 1975, scrive per i magazine Audio Review e Jam, dal 2006 conduce Rock City Nights (Radio Città BN 95.FM), uno dei programmi rock più seguiti in Italia. Dal 2005 dirige l’ufficio stampa Synpress44, con cui cura produzioni discografiche ed eventi culturali e musicali. Ha pubblicato libri su Beatles, King Crimson, Area, PFM, Genesis, Lucio Battisti; alcuni di questi sono diventati fortunati eventi storytelling.

— Onda Musicale

Tags: Abbey Road, The Beatles
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