Musica

Dialogo immaginario (ma verosimile) fra Bob Dylan e Joan Baez

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Joan Baez e Bob Dylan

Un piccolo caffè del Greenwich Village, New York, inverno del 1975. La neve cade leggera fuori dalle vetrine appannate. Bob Dylan e Joan Baez, dopo anni di distanze e silenzi, si ritrovano per un caffè.

È un momento di pausa tra i concerti del Rolling Thunder Revue, il tour itinerante che ha riportato Joan Baez sul palco con Bob Dylan. L’atmosfera è carica di ricordi, tensione e una complicità mai del tutto svanita. Questo dialogo immaginario, ispirato alle loro vite, alle interviste e al loro rapporto complesso, cerca di catturare l’essenza di due leggende del folk.

Joan (mescolando il caffè, con un sorriso ironico): Beh, Bob, eccoci qui. Dopo tutto questo tempo, ancora a dividere un palco. Pensavo che non mi avresti mai più chiamata dopo quel disastro in Inghilterra nel ’65.

Bob (con un mezzo sorriso, appoggiato allo schienale, cappello calato sugli occhi): Joan, non è che non ti volevo sul palco. Ero solo… sai, perso nella mia testa. Il mondo mi stava venendo addosso, e io stavo già correndo verso qualcosa di nuovo. Non era contro di te.

Joan: (alzando un sopracciglio) Oh, certo, il grande Bob Dylan, sempre un passo avanti, no? Ma sai, mi ha fatto male. Io ti ho portato con me quando eri solo un ragazzo con una chitarra scordata e un cappello da cowboy. E poi, puff, sparisci. Non un grazie, non una parola.

Bob (sospirando, giocherellando con un tovagliolo): Non sono mai stato bravo con i grazie, Joan. Ma tu lo sai, no? Tu eri la regina del folk, la voce che faceva tremare Washington. Io ero solo un tizio che scribacchiava poesie e cercava di non inciampare sul palco. Ti ho sempre ammirata, anche se non lo dicevo.

Joan: (con un sorriso amaro) Ammirata, eh? Eppure, quando ti ho invitato a cantare con me al Newport Folk Festival, la folla fischiava e tu eri il loro eroe. Io li zittivo, ricordi? Dicevo: “Date una possibilità a questo ragazzo!” E poi tu vai e metti la chitarra elettrica, e il mondo impazzisce. (ride) Sei sempre stato un ribelle, Bob.

Bob (ridendo piano): Già, l’elettrico. Pensavano che stessi tradendo il folk, ma io stavo solo seguendo il vento, Joan. Tu lo capisci, no? Tu cantavi Diamonds and Rust e parlavi di me, di noi. Quella canzone… mi ha colpito, sai? Era come guardarmi allo specchio.

Joan: (guardandolo negli occhi, seria) L’ho scritta perché dovevo. Eri ovunque, Bob. Nei miei pensieri, nei miei ricordi. Quel diamante arrugginito… eri tu, con i tuoi occhi che vedono tutto e niente. Ma dimmi la verità, Bob: perché non mi hai mai invitata sul palco in Inghilterra? Ero lì, pronta a cantare con te, e tu mi hai lasciata in disparte.

Bob (distogliendo lo sguardo, verso la finestra): Non lo so, Joan. Forse avevo paura. Tu eri così… perfetta. La tua voce, il tuo modo di stare sul palco. Io ero un caos, stavo cambiando, e non volevo trascinarti nel mio casino. Non era per farti male. Era per proteggerti, forse.

Joan: (scuotendo la testa) Proteggermi? Bob, io non avevo bisogno di protezione. Avevo bisogno di un amico, di un partner. Pensavo che fossimo una squadra, tu e io. Cantavamo Blowin’ in the Wind insieme, e il mondo sembrava nostro. Ma tu sei sempre stato un lupo solitario, vero?

Bob (con un sorriso malinconico): Un lupo, già. Ma sai, Joan, quando cantavi It Ain’t Me, Babe con me, sentivo qualcosa. Era come se il mondo si fermasse per un attimo. Tu eri l’unica che poteva tenere il passo con me, che capiva le mie parole anche quando io stesso non le capivo.

Joan: (ammorbidendosi) Quelle parole, Bob… le tue canzoni. Sono state la mia scuola. Masters of War, The Times They Are A-Changin’… mi hanno fatto credere che potevamo cambiare il mondo. E poi c’era Suze, sai? Io la rispettavo, anche se ero gelosa. Lei era la tua musa, io solo la tua compagna di palco.

Bob (guardandola intensamente): Suze era… speciale. Ma tu, Joan, eri fuoco. Non eri solo una musa, eri una forza. Quando cantavi, era come se il cielo si aprisse. E non ero geloso, sai? Ero orgoglioso. Solo che… non so dirlo bene. Non sono mai stato bravo con le parole fuori dalle canzoni.

Joan (ridendo): Oh, andiamo, Bob! Tu, non bravo con le parole? Hai scritto Like a Rolling Stone e hai fatto tremare il mondo! Ma sai, forse hai ragione. Eravamo due anime diverse, tu sempre in fuga, io sempre a cercare di costruire qualcosa. Eppure, eccoci qui, con il Rolling Thunder che ci riunisce. È come se il destino ci stesse dando un’altra chance.

Bob: (annuendo lentamente) Il Rolling Thunder… è una carovana, Joan. Un circo di poeti e sognatori. E tu ci sei dentro, perché sei parte di questa storia. Non so dove andremo, ma sono contento che tu sia qui. Magari stavolta canteremo insieme senza che il mondo ci fischi.

Joan (sorridendo, alzando la tazza di caffè): A noi, Bob. Ai fischi, alle canzoni e a tutto quello che non abbiamo mai detto. Ma promettimi una cosa: la prossima volta che sparisci, lasciami almeno una strofa per ricordarti.

Bob (con un ghigno): Affare fatto. Ma solo se tu mi canti ancora Diamonds and Rust. Quella canzone… è la nostra storia, no?

Joan: (ridendo) Forse sì, Bob. Forse sì.

Questo dialogo, pur immaginario, è radicato nella realtà del rapporto tra Bob Dylan e Joan Baez

Due figure iconiche che hanno condiviso palchi, ideali e un legame complesso tra il 1961 e il 1965, con una reunion significativa durante il Rolling Thunder Revue (1975-76). Le fonti, come A Freewheelin’ Time di Suze Rotolo, Chronicles: Volume One di Bob Dylan e interviste di Joan Baez, descrivono un rapporto fatto di ammirazione reciproca, tensioni artistiche e incomprensioni personali.

Joan Baez ha spesso parlato del suo ruolo nel promuovere Bob Dylan e del dolore per il suo distacco durante il tour del 1965, documentato in Dont Look Back. La canzone Diamonds and Rust (1975) di Joan Baez è un omaggio e una critica al loro legame, mentre Bob Dylan ha sempre riconosciuto l’influenza di Baez, pur con il suo stile sfuggente. Il dialogo riflette il loro carattere: Joan diretta e appassionata, Bob enigmatico e poetico, ma con un affetto sottotraccia che li ha sempre legati.

— Onda Musicale

Tags: Joan Baez/Bob Dylan
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